Un arsenale nel campo rom

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fucile Kalashnikov trovato dalla polizia di fianco al campo nomadi di via negrottoE con questo fanno tre, tre mitragliatrici recuperate a ridosso del campo nomadi di via Negrotto dall’inizio dell’anno.

E siccome a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, c’è quanto meno il sospetto che possano appartenere agli stessi «residenti» ospitati a spese del Comune in un’area demaniale. Una zona costantemente monitorata dal commissariato Quarto Oggiaro, anche di notte con i visori notturni per recuperare le altre armi nella disponibilità dei rom.

Via Negrotto strada periferica nella periferica Quarto Oggiaro, il quartiere più malfamato della città del sindaco «gentile» Giuliano Pisapia, dal 1968 ospita una folta comunità rom. L’Opera Nomadi chiese al Comune di impiegarli nei lavori di bonifica e riqualificazione della zona e nessuno li schiodò più da lì. Anzi, Palazzo Marino fu costretto a realizzare piazzole per ogni famiglia, bagni, contatori e una casetta per la «scolarizzazione» degli adulti. Capo del clan Romeo Hudorovic, 48 anni, membro anche della Consulta rom e sinti delegata a trattare con il Comune. La settimana scorsa è stato arrestato dai carabinieri di Varese perché oltre la comunità, guidava anche una banda specializzata nell’assalto ai distributori automatici di benzina. Con tecnica un po’ brutale ma efficace: sradicare con un camion l’accettatore dei soldi e via. In questo mondo hanno devastato almeno 30 stazioni di servizio, portando via 300mila euro. Anche se i danni erano di gran lunga superiori.

Ma sul campo di via Negrotto vigila anche il commissariato diretto da Antonio D’urso, in questo momento particolarmente preoccupato di smantellare l’arsenale degli zingari. Qualche soffiata ma soprattutto tanto lavoro di appostamento e osservazione, spesso dalle finestre delle case che si affacciano sull’area. Non solo di giorno ma anche di notte, usando particolari visori notturni che permettono agli investigatori di osservare ogni movimento dentro e fuori il campo.

L’attività ha consentito a gennaio di recuperare un fucile mitragliatore kalashnikov, con relativo arresto dell’uomo che lo custodiva per conto degli zingari. Altre indagini e a giugno ed è saltato fuori addirittura una pistola mitragliatrice Skorpion di fabbricazione cecoslovacca. Un’arma micidiale per maneggevolezza e volume di fuoco, la preferita dai terroristi, non a caso usata anche dalle Brigate rosse per uccidere nel 1978 Aldo Moro. L’altro giorno il sequestro di un secondo AK 47. Il proprietario l’aveva avvolto in nastro da pacchi per preservarlo dall’umidità, poi l’aveva infilato in un copertone da camion e infine seppellito in modo ne spuntasse una parte, per poterlo recuperare senza problemi. La polizia si è fatta aiutare dai vigili del fuoco intervenuti con una ruspa che ha spianato il terreno e scavato fino a un metro e mezzo di profondità. Fino a scoprire il secondo fucile mitragliatore con 50 proiettili. Le indagini però non sono finite perché i rom hanno sicuramente altre armi e vanno tutte recuperate prima che le usino.

IlGiornale

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