“Sogno un mondo senza maschi”. Concita De Gregorio, com’è umana lei

Sharing is caring!

di Giuliano Guzzo

D’accordo la parità di genere (anche se preferisco parlare di uguaglianza tra i sessi) e la lotta contro la violenza di coppia (purché si riparta dal grande tema educativo, altrimenti è fuffa), ma l’uomo in quanto tale, scusate, che male vi ha fatto? Lo chiedo a Concita De Gregorio, giornalista che alle colonne di Repubblica ha affidato il suo sogno proibito, maturato durante un recente viaggio in treno dominato da passeggeri femmine: un mondo senza maschi.

«Ho chiuso gli occhi e messo le cuffie ma non ho potuto smettere di pensare a quel mondo attorno a me», ha scritto, «misterioso, affascinante. Solo madri, sorelle, future madri di altre possibili madri. Come in quel racconto da cui gli uomini sono scomparsi, anche qui: qualcuno le ha generate, quelle creature, ma non c’è. È scomparso, non serve alla comunità in questo momento, è servito prima – forse è servito solo allora. Ho fantasticato su un paese fatto così».

Non so voi, ma a me un così cupo ed esplicito inno all’uomo assente, ridotto a spermificio ambulante, mancava. Pensavo, a questo punto ingannato dalla letteratura psicologica e sociologica, che il grande guaio nella formazione dei giovani oggi fosse l’assenza del padre. Pensavo pure che un’emergenza odierna fosse la carenza di uomini veri pur in apparente presenza di maschi. Soprattutto, pensavo che per immaginare le vie dell’inferno servisse consultare Dante, o almeno Benson e Orwell. Ora so che basta e avanza leggere De Gregorio. Giulianoguzzo.com