FRANCO MARINO – Freedom24news.eu – Ultime notizie su politica, attualità e cronaca nazionale e siciliana https://www.freedom24news.eu Sun, 08 Nov 2015 00:32:42 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.3 https://www.freedom24news.eu/wp-content/uploads/2018/04/cropped-PROFILO-FACEBOOK-FREEDOM24-EXTRA-2-32x32.png FRANCO MARINO – Freedom24news.eu – Ultime notizie su politica, attualità e cronaca nazionale e siciliana https://www.freedom24news.eu 32 32 L’Italia e lo sfruttamento internazionale calcolato https://www.freedom24news.eu/archives/7239 Sun, 08 Nov 2015 00:29:49 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=7239 italy-flag-usa-nato.jpg.740x-x1

di Franco Marino

Quando si pensa che l’Italia è una colonia degli Stati Uniti, molti tendono a non accettarlo per una ragione semplice: tutti sono abituati all’idea che una colonia sia quella cosa per cui arrivano dei militari, si appropriano di casa tua, del tuo terreno e da quel momento diventi un loro schiavo. E’ qui il trucco del neocolonialismo americano, l’idea cioè di lasciare formalmente intatte le sovranità nazionali, possedendo tuttavia – o in via diretta o in via indiretta – i mezzi che permettono al padrone di controllare le economie dei territori posti sotto la sua influenza. Cosa accadrebbe se l’Italia decidesse di riprendere la via del neocolonialismo e di riprendere tutti quei territori che era riuscita a conquistare, a partire dalla Libia, sino ad arrivare alla Somalia e passando per l’Etiopia, l’Egitto e il Sudan? Accadrebbe che quei territori entrerebbero nell’amministrazione italiana e che l’Italia sarebbe costretta, come prezzo inevitabile del fatto di esserne proprietari e di godere delle risorse, ad impiegare risorse ingenti per gestirli. Questo procedimento è stato alla base dello sviluppo di città come Asmara, Addis Abeba, Mogadiscio, Tripoli, Bengasi: città praticamente italiane che devono la quasi totalità delle proprie realtà produttive ancora oggi esistenti alla presenza degli italiani negli anni.

Gli americani applicano un ragionamento diverso e per certi versi matematicamente molto più corretto anche se umanamente abietto e malvagio. Supponiamo che un ricco americano volesse appropriarsi di una bella villa con un bel terreno, che ha delle risorse nel sottosuolo, e via discorrendo. Costui non conquisterebbe la villa con la forza, perché questo lo costringerebbe non solo a sfruttare le risorse ma anche a dover sostenere le spese che quella abitazione inevitabilmente comporterebbe. Piuttosto cerca di far sì che il proprietario della villa gli consegni tutte le risorse, sia pure lasciandolo formalmente proprietario, ma influendo sul modo con cui il proprietario guadagna. Per essere chiari, fa in modo di controllare l’azienda dove il proprietario lavora, oppure la banca che gli offre una determinata copertura extra (fido). Ed ecco che magicamente, se il proprietario scopre che la cosa non gli conviene e prova ad opporsi, la banca gli ritira la copertura, viene licenziato dall’azienda e allora è costretto a piegare la testa. Una cosa di questo tipo conviene molto di più rispetto al possesso diretto della villa, perché risparmia le spese per il mantenimento che sono tutte a carico del proprietario (che per sostenerle è costretto a fare debiti, guarda caso proprio con la banca controllata in maniera più o meno diretta dall’americano), ma assicura all’americano il controllo delle risorse.

Si estenda il concetto ad altre ville, ed ecco spiegato come l’americano costruisce tutta la sua forza. Il punto cioè che sfugge ai tanti che ancora non se ne rendono conto, è che si è davvero proprietari di qualcosa quando si è proprietari di colui che è proprietario di quel qualcosa. E quando tu sei in grado di controllare il proprietario, potendolo mandare in mezzo ad una strada se non fa quello che dici tu, tu di fatto hai il tipo di proprietà più conveniente, perché ti permette di godere dei frutti di quella proprietà, senza dover però sostenerne le spese. L’Italia è una colonia proprio per questo.E’ fondamentalmente proprietà degli italiani, cosa che fa ingannevolmente pensare agli italiani di essere indipendenti. Eppure, se solo gli italiani provassero a dire che una certa situazione non gli conviene, ecco che da fuori (possedendo la Magistratura), si può far fuori il politico che si ribella e decimare la sua classe dirigente, di fatto rendendolo impotente. Oppure controllando l’economia locale riciclando i proventi del traffico internazionale di droga, ed infiltrando quindi il territorio italiano con mafiosi, camorristi, n’dranghetisti che hanno il compito di far circolare il denaro e puntando molto sulla stereotipizzazione della criminalità locale (affinché nessuno si renda conto dell’inganno e tutti pensino di essere dei fenomeni italiani e che dunque siamo tutti mafiosi), attraverso il controllo dei media e della cultura. Controllando tutto questo si può decidere quale tipo di amministratore piantare in quel territorio, e sarà un amministratore che farà gli interessi del padrone straniero. Bombardando l’Italia di prodotti americani, musica americana, cinema americano, che hanno lo scopo di alterare la mentalità degli italiani e di trasformarli in soggetti consumatori che, mentre ascoltano canzoni straniere, mentre usano tecnologie straniere, non sanno che i loro soldi non contribuiranno alla nascita di un’economia italiana, bensì a sviluppare economie di altri paesi.

Questa è la situazione in cui l’Italia si trova. E se l’Italia vuol tornare (e io ci credo ancora) ad essere un grande paese, deve prendere consapevolezza della realtà in cui sta vivendo. Perché la grave crisi che viviamo, sociale, politica ed economica, è figlia proprio del nostro status di colonia americana. Non è questione di fare facile sciovinismo. Chi scrive è una persona con ideali forti e radicati. Ma potrei anche, in nome di un certo senso della realtà che personalmente sento di riconoscermi, accettare lo stato delle cose, se solo queste stesse cose ci convenissero. E’ proprio perché questa situazione non ci conviene che ci si ribella. Più andremo avanti più saremo schiavi e più saremo poveri. Il tutto mentre ragioniamo con schemi introdotti ad arte da parte di chi non vuole governarci. Ci butteranno via quando non serviremo più.

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Ma il Pd ha favorito Berlusconi? – di F. Marino https://www.freedom24news.eu/archives/5103 https://www.freedom24news.eu/archives/5103#respond Mon, 02 Mar 2015 08:47:46 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=5103

berlusconi-pd

di Franco Marino

Da anni viene rivolta un’accusa infamante (agli occhi dei fessi) al Partito Democratico, quello di aver favorito in tutti i modi Berlusconi. Quando si chiede che tipo di legge avrebbe approvato il partito per avvantaggiarlo o salvarlo, nessuno sa rispondere nel concreto e quando pure emergesse una legge, questa è così generalista che l’ipotesi che lo stesso Berlusconi ne sia stato favorito quantomeno sbiadisce. E’ tuttavia vero che da parte del PD non ci sia stato per moltissimi anni un contributo attivo nell’abbattimento di Berlusconi attraverso l’approvazione di una legge: ma questo ha una spiegazione. E ce la fornisce D’Alema. Berlusconi, dice Baffino, se fosse stato costretto a cedere le sue proprietà, le sue aziende o fosse stato disarcionato in seguito all’applicazione di norme peraltro obsolete e pensate per altre epoche, avrebbe avuto il pretesto per fare la vittima e alle elezioni avrebbe fatto il pieno molto di più di quanto ha fatto in passato. Senza contare che Berlusconi può, in qualsiasi momento, cedere le sue aziende ai fratelli o ai figli, facendo di fatto cadere legalmente il conflitto di interessi e rimanendo comunque un ascoltato king-maker. A quel punto cosa si fa? Si vieta di fare politica ai parenti fino al sesto grado?

Quando il Movimento 5 Stelle, in preda al furore antiberlusconista, ha fatto votare la decadenza, costringendo a suon di intimidazioni e minacce un riluttante PD a seguirlo, non si è reso conto che un Berlusconi fuori dalle aule istituzionali, rimane comunque liberissimo di fare campagna elettorale, di fare propaganda, di influenzare le sue aziende, di andare a Milanello o a Cologno Monzese e dettare legge. Quello che infatti i farlocchi legalitari non capiscono è che lo spessore dell’uomo (di qualsiasi uomo) va ben oltre le sedi istituzionali e questo vale sia per giganti della storia (nel bene e nel male) come Gheddafi (che a parte il titolo di colonnello, non ha mai ricoperto alcun ruolo ufficiale) sia per lillipuziani urlanti come Grillo. Quest’uomo, infatti, da due anni tiene sotto scacco la politica italiana senza non solo aver mai partecipato ad una seduta parlamentare ma finanche senza ricoprire alcuna carica istituzionale. Il carisma, infatti, vale di più delle norme di legge e un Grillo ufficialmente fuori da ogni carica, rimane libero di cacciare dal suo partito i suoi militanti, se solo la mattina si sveglia con problemi gastrointestinali.

La verità sembra essere un’altra. Il PD non ha mai votato leggi aggressive contro Berlusconi perché, essendoci persone ragionevoli anche in quel partito, si riteneva che questo potesse dare il destro a Berlusconi di fare la vittima in campagna elettorale, avvalorando l’idea di D’Alema. Ma proprio per quanto detto sopra, se è vero che lo spessore di un uomo va oltre le istituzioni a cui appartiene, questo vale anche per i suoi nemici. Berlusconi è infatti vittima dal 1994 (e anche prima, ma con minore violenza e per interposta persona, cioè Craxi) di una delle più violente campagne di diffamazioni e calunnie che si siano mai concepite nel mondo civile e a questo si aggiungano anche i processi e il loro carico di forzature. Il centro culturale di tutta questa campagna è stato per molto tempo il Gruppo Espresso, di De Benedetti, tessera numero uno del Partito Democratico. E l’intellettuale più in vista del panorama di centrosinistra è Scalfari, fondatore di Repubblica.

E anche chi, come Travaglio, si appropria indebitamente della palma di antiberlusconiano di ferro, deve molto alle inchieste di Repubblica che, ben prima di libri di successo come “L’odore dei soldi”, si ponevano il problema dell’origine delle fortune di Berlusconi e delle sue amicizie che eufemisticamente definiremmo dubbie: il tutto mentre Travaglio scriveva al Giornale della famiglia del suo nemico. Non è vero, quindi, che il PD non ha fatto nulla per ostacolare Berlusconi, ed anzi tutto il mondo culturale roteante attorno agli eredi del PCI, da Repubblica agli artisti ed i comici di regime, passando per giuristi e uomini della finanza, ha impedito che l’egemonia culturale che altrimenti Berlusconi avrebbe operato, divenisse effettiva.

Contribuendo a far sì che il paese rimanesse arretrato. Ciò che semmai il PD non ha fatto è costruire un’Italia che al tanto deprecato berlusconismo, sostituisse qualcosa di più credibile. Nel momento di governare la realtà, ci si è resi conto che Berlusconi, su molte cose, non aveva tutti i torti e questo spiega il successo di Renzi che non sta facendo altro che copiare alcune delle idee di Berlusconi, ovviamente in brutta copia. Tuttavia, al momento di fornire a Berlusconi il giusto riconoscimento del ruolo di un uomo che, piaccia o meno, è espressione di milioni di voti, non ha esitato a tradirlo, imponendo come Presidente della Repubblica un uomo come Mattarella, con chiara vocazione antiberlusconiana (e d’altra parte non è che Repubblica le sviolinate le faccia gratis), al punto che voleva far cacciare Berlusconi dal Partito Popolare Europeo. Alla faccia del PD berlusconiano.

Il Movimento 5 Stelle, all’insegna del teorema di Nenni, ha applicato la legge del più puro che ti epura: ha fatto in modo che Berlusconi venisse cacciato dal parlamento, ha applaudito le condanne di Berlusconi (esprimendo dubbi invece sulle assoluzioni) ha fatto di tutto per far approvare leggi forcaiole e così, esagerazione dopo esagerazione, forzatura dopo forzatura, ha ingenerato dubbi anche in coloro che Berlusconi non lo hanno mai sopportato, ottenendo come unico risultato quello di spaventare un intero elettorato che è fatto per gran parte da persone che per quanto in pubblico concionino dei peccati e reati altrui, nel privato disapplicano sistematicamente ogni moralismo e tutelano i loro interessi personali, a qualsiasi costo. Oggi gran parte degli elettori non ha il coraggio di confessarsi berlusconiano ma, sotto sotto, la convinzione è che dal 2011 ad oggi, anni di rumore non abbiano portato alcun bene agli italiani. Il Movimento 5 Stelle è divenuto irrilevante, presto si prenderà coscienza di cosa sia il renzismo e il risultato sarà che chiunque sarà in grado di prendersi l’elettorato di centrodestra, alle prossime politiche farà il pieno. Al punto che l’elemento di novità della politica non è più se vincerà Renzi o quel che resta del berlusconismo, ma chi tra Berlusconi e Salvini riuscirà ad imporsi a destra. Perché se non ci sono ancora valide ragioni per poter parlare di una resurrezione del berlusconismo, quello di cui si può essere abbastanza sicuri è che le prossime elezioni le vincerà la destra. Ridicolizzando così vent’anni di paranoia nel corso dei quali questo paese è solo peggiorato. Il Partito Democratico può essere quindi assolto dall’accusa di collaborazionismo col nemico. E andrebbe condannato per una sola cosa: aver dato un fortissimo contributo, assieme al Movimento 5 Stelle, a distruggere questo nostro altrimenti meraviglioso e potente paese.

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Accordo Italia-Svizzera? Just for show – di F. Marino https://www.freedom24news.eu/archives/5072 https://www.freedom24news.eu/archives/5072#respond Thu, 26 Feb 2015 14:18:30 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=5072 soldi euro

di Franco Marino

Da quando Renzi è al potere assistiamo da una parte a qualcosa di simile ai bollettini fascisti, quando una voce con accento anni trenta annunciava con tono roboante i successi ottenuti dal Duce in questa o quell’impresa; e dall’altra i soliti sfascisti, quelli che se Renzi un giorno si gettasse nell’Arno e salvasse dieci bambini, cercherebbero di dimostrare che in realtà ha cercato di affogarli. Specie in fatto di fisco, si assiste ad una serie di roboanti annunci che alla fine si rivelano un just for show. Si parla, ad esempio, del famoso accordo Italia-Svizzera per il rientro dei capitali. E’ un accordo che funzionerà e che porterà dei vantaggi? La risposta è no.

Si parta da un presupposto: anche se i giustizialisti fanno di tutto per dimostrare il contrario, portare i propri capitali all’estero attualmente non costituisce reato. Una grande impresa che opera in tutto il mondo, può serenamente scegliere la Svizzera come sede fiscale, non commettendo alcun reato. Fatturando milioni se non miliardi di euro, può avere tutto l’interesse a stabilire la sua sede in posti dove di tasse se ne pagano di meno. Diventa reato, invece, se si esportano i capitali pur tuttavia mantenendo la propria sede operativa nella Madrepatria. L’ordinamento per l’occasione parla di “esterovestizione” ossia – come dice il vocabolo stesso – vestire di estero qualcosa che estero non è. Tradotto: il fruttivendolo che porta i suoi soldi all’estero, pur continuando a vendere le verdure al mercato qui in Italia, commette il reato di esterovestizione. Domanda: esistono fruttivendoli che portano capitali all’estero? Fatecelo sapere. Si dirà: ma ci sono tantissimi professionisti che portano i soldi all’estero, notai, avvocati, commercialisti, medici ed altro. Ma anche qui casca l’asino, nel senso che si spettegola molto ma non si prova mai nulla di concreto. Anche perché il fenomeno dell’evasione, proprio per il tipo di battaglia molto mediatica e moralistica e poco sostanziale tesa comunque a terrorizzare il contribuente, trova ampia complicità nella società civile. Le prefiche del moralismo fiscale, quando poi devono fare i conti della serva, dimenticano ciò che predicano in pubblico fino al paradosso di Gino Paoli.

Di conseguenza è assai difficile conoscere nel concreto chi evade cosa, e di certo un professionista – salvo che non fatturi cifre importanti – difficilmente si imbarca a portare i propri soldi all’estero ma si limita a non dichiarare tutti quelli che percepisce in Italia; viceversa non si spiegherebbe l’esigenza spasmodica dei cosiddetti studi di settore, ossia lo Stato che decide al posto tuo quanto guadagni, in base al lavoro che fai e al posto in cui stai, e su quello poi pretende che tu paghi le tasse. Una follia. Detto questo: torneranno i soldi in Italia? La risposta è no. Sarebbe sì se la Svizzera fosse l’unico paradiso fiscale del mondo. E poiché chi ha soldi da portare in un paradiso fiscale di solito ha anche i mezzi per portarli altrove, se occorre scappare questi soldi già sono in lista di sbarco verso altri paradisi fiscali dove l’Italia non potrà mai arrivare. Altro che Svizzera.

Quando poi si dice “Un colpo duro alle mafie”, si raggiunge il ridicolo. Che i soldi infatti siano legati alla malavita, questa è una cosa che si può sospettare finanche con qualche ragionevolezza. Ma la prova definitiva non c’è mai. Nessuno deposita i soldi nel conto con la causale “compenso per assassinio di capoclan rivale”, e soprattutto non c’è modo di stabilire con certezza se il denaro effettivamente prima risiedesse in qualche città italiana. Perché sì, sono criminali, ma non fessi. Oggi l’esportazione dei capitali si fa in modo estremamente raffinato tanto da renderlo incontrollabile, attraverso la figura dello “spallone”. Cosa fa lo spallone? Esempio: un tizio ha 1milione di euro da esportare in Svizzera. “Lo spallone”, tipicamente un locale, versa dalla stessa Svizzera la cifra richiesta su un conto cifrato. Il tizio in Italia elargisce la stessa cifra al suo corrispondente decurtato della provvigione. Di fatto non c’è passaggio di danaro fra Stato e Stato. Ditemi voi: come li becchereste in questo modo?

Inoltre, pensare che la criminalità firmi i suoi affari col proprio nome e cognome è una follia: ed è anche la ragione per cui non di rado, quando un grande criminale viene arrestato, risulta essere un operaio o un contadino (si pensi a Totò Riina), magari con un pezzetto di terra ma con al suo servizio una marea di prestanomi. Bisogna fondamentalmente capire una cosa: chi decide di portare i soldi all’estero, sta anche organizzando una fuga fisica. E tutto ciò che può produrre una lotta selvaggia all’evasione fiscale,  che veda il contributo della Svizzera o meno, è soltanto un incentivo a continuare a scappare. E quando (con grande umorismo involontario), si dice col cipiglio tipico di chi crede di aver riportato chissà quale successo, che gli accordi riguarderanno soprattutto i cittadini “frontalieri” (cioè quelli che vivono vicino al confine), non ci si rende conto che: 1) Si va a colpire gente che, pur portando i soldi magari in Svizzera, comunque qualcosa in Italia la spendono. 2) Si va a colpire proprio coloro che, stando vicino al confine, non ci mettono nulla a trasferirsi oltre l’Italia, impiegando solo qualche decina di chilometri e salutando per sempre l’Italia. E soprattutto, per concludere, ci si dimentica una cosa: chi ci garantisce sul fatto che la Svizzera collaborerà davvero? La Svizzera può benissimo dichiarare il falso, e dinanzi alle richieste italiane sui fondi depositati da Pinco Pallo, rispondere “Error: file not found”. Cosa si fa a quel punto? Si mandano i finanzieri in Svizzera? Invadiamo il Canton Ticino? Chi ci garantisce, quindi, che la Svizzera collabori davvero e non si limiti a fingere di collaborare, svelando solo pesci piccoli? Basicamente, quello che si dimentica è che gli accordi hanno un senso solo se ci sono ragioni per stimare la correttezza della controparte. Che credibilità può avere la collaborazione della Svizzera quando per decenni gli elvetici si sono arricchiti proprio incentivando coloro che li usavano come piazzaforte per depositare i propri soldi sporchi?

Tanto più che la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea, può tranquillamente infischiarsene delle normative UE, ed è quindi come se un tale avesse una moglie che arrotonda come escort e usasse il suo vicino di casa per depositare i suoi soldi da lui all’insaputa del marito, dandogli una percentuale. Possiamo mai pensare che il vicino accetti di spifferare tutto al marito cornuto, andandoci a perdere in prima persona? Dov’è la logica? Alla fine la soluzione più razionale era quella che si adottò con Berlusconi: un grosso scudo fiscale, una tiratina d’orecchie e alla fine i soldi si riportavano a casa. Sarà stato anche un modo forse eticamente discutibile, ma almeno si provava a dialogare con coloro che erano scappati. Magari cercando di capire che molti portano i propri soldi via perché sono stufi di uno Stato che chiede troppo e dà, ogni anno, sempre meno in cambio e con l’aria sussiegosa di chi crede di farti chissà quale favore nel farti stare in Italia e con in mano una pistola pronta ad impallinarti. C’è un proverbio inglese che si adatterebbe benissimo a questa situazione: puoi portare i cavalli all’abbeveratoio, ma non puoi obbligarli a bere. Piccole perle di saggezza che hanno fatto uomini, aziende e Stati per i quali il benessere è realtà.

marino@freedom24news.eu

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Renzi e la non-riforma della responsabilità dei Magistrati – di F. Marino https://www.freedom24news.eu/archives/5058 https://www.freedom24news.eu/archives/5058#respond Wed, 25 Feb 2015 14:17:17 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=5058 renzi-portaporta

Il premier, Matteo Renzi

di Franco Marino*

La responsabilità civile dei giudici è legge, titolano i giornali con aria trionfalistica. Tutti festeggiano l’introduzione della nuova norma che, almeno sulla carta, dovrebbe porre fine a decenni di Magistratura politicizzata, di malagiustizia, di orrori giudiziari. Sarà così? Nemmeno per sogno. Tanto per cominciare, la responsabilità civile esiste già ed è stata introdotta tramite referendum. Quando se ne iniziò a parlare di fu a seguito della sciagurata vicenda che riguardò Enzo Tortora.Il popolare presentatore fu sottoposto ad uno dei più infernali processi che la storia italiana ricordi, dal quale uscì totalmente riabilitato ma irrimediabilmente segnato tant’è che morì poco dopo, probabilmente per malattia nata a seguito di quell’incredibile trauma subìto. L’isteria collettiva fece così approvare per referendum una cosa chiamata “Responsabilità civile”, ossia l’idea che un magistrato dovesse rispondere personalmente dei suoi errori attraverso determinate sanzioni. Come tutte le cose dettate dall’isteria popolare, la responsabilità civile era destinata ad essere una sciocchezza: storicamente, culturalmente e sostanzialmente.

Perché nella storia – Perché il vero scandalo della vicenda Tortora non fu che il popolare presentatore si fosse dovuto sorbire quattro anni di processo penale pur essendo innocente. Il dramma si consumò nella modalità attraverso cui tutto questo è stato condotto. Infatti, la vicenda Tortora fu il frutto degenere di una scellerata gestione dei pentiti, il cui uso andava molto di moda (era l’epoca delle rivelazioni scottanti di Buscetta sulla Mafia), fino a sconfinare nell’abuso. La colpa dei magistrati non fu quella di aver perseguito Tortora (se c’erano degli elementi, era giusto perseguirlo); ma – nel farlo – di aver dato peso a dichiarazioni di criminali e basta, senza reali elementi sostanziali. Ossia un malcostume che la responsabilità civile dei giudici non disciplina in alcun modo, né prima né ora.

Perché nella cultura – Perché, non necessariamente il fatto che un imputato venga assolto è equivalente al fatto che il magistrato non stia svolgendo a dovere il proprio ruolo. I processi servono, infatti, a stabilire chi ha torto o chi ha ragione. Ed almeno nei paesi normali così dovrebbe essere: il magistrato che persegue un imputato non lo fa in forza di un pregiudizio personale ma perché convinto della colpevolezza di quest’ultimo. Sarebbe assurdo chiamarlo poi a rispondere per questo: se così fosse, nessun Pubblico Ministero aprirebbe un processo contro un potente, salvo che non sia corrotto o ricattato, o che non sia in qualche modo protetto.

Perché nella sostanza – La responsabilità civile ha un senso nel momento in cui a stabilirla è un corpo esterno ai giudici: come si pretende che sia la stessa casta che li nomina a punirli? E’ un po’ come se uno venisse sottoposto a giudizio e avesse una commissione composta dai suoi stessi familiari più intimi. Quale logica in tutto questo?

Veniamo poi al testo della non-riforma Renzi. Si tratta di un semplice “inasprimento” di certe misure. Rimane la responsabilità indiretta e cioè non si cita direttamente il giudice ma lo Stato, viene eliminato il filtro dell’ammissibilità dei ricorsi (cioè uno può fare ricorso a prescindere), e vengono inserite alcune fattispecie di responsabilità civile e cioè travisamento di fatti e prove. Come tutti gli inasprimenti, ha un puro sapore demagogico e serve solo a buttare fumo negli occhi. Quando poi si tratta di passare all’arrosto, occorre porsi la fatidica domanda: chi è chiamato a stabilire se sono stati travisati i fatti, quindi se il cittadino ha torto o ragione? Sempre lo stesso corpo che ha nominato i magistrati. Ed è la cosa che ha mandato in vacca il concetto di responsabilità civile. Cane non morde cane, ed infatti ricordo poco meno di dieci giudici puniti per i loro errori che, in alcuni casi, hanno distrutto persone e aziende.

La questione va affrontata in due modi: dal punto di vista culturale e dal punto di vista materiale. Culturalmente occorre che i cittadini si rendano finalmente conto che i magistrati non sono santi né divinità, ma esseri umani che in quanto tali hanno virtù ma anche vizi. Sono corruttibili e ricattabili, e così come gli arbitri a volte vendono le partite. Quindi, anche i magistrati potrebbero agire sotto dettatura e ricevere pagamenti in nero per i loro giudizi e le loro azioni. E’ un pregiudizio (quest’ultimo) che, sia pure nudo e crudo, i lettori non si tratterranno nel concedercelo. Materialmente, bisogna mettersi tutti in testa che esistono solo tre passaggi per riformare la giustizia. Togliere alla magistratura le indagini preliminari, che vengono così riservate unicamente alle forze di Polizia. Al magistrato viene consegnata l’indagine già conclusa, con tutti gli elementi del caso. E sugli elementi ottenuti, istruisce il processo come avviene negli Stati Uniti. Ma soprattutto, eliminare il concetto di indipendenza del potere Giudiziario, da sottoporre al potere Esecutivo o al potere Legislativo, come in tutti i paesi liberaldemocratici. Questa non-riforma di Renzi non risolverà nessuno dei problemi reali della magistratura, che continuerà così ad essere infiltrabile, politicizzata, corruttibile e ricattatoria.

*condirettore editoriale – marino@freedom24news.eu

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Quando e dove cadrà Matteo Renzi – di F. Marino https://www.freedom24news.eu/archives/5052 https://www.freedom24news.eu/archives/5052#respond Tue, 24 Feb 2015 15:43:37 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=5052 Il premier, Matteo Renzi

Il premier, Matteo Renzi

di Franco Marino*

Il successo di un individuo ha inizio quando è in presa diretta col suo pubblico. Un grande cantautore, per esempio, deve essere in presa diretta col suo pubblico; un calciatore deve essere in presa diretta con i tifosi, un capo ultrà deve pedissequamente eseguire i dettami degli ultrà. Un politico, dal canto suo, deve assecondare i desideri dell’elettorato. Essere in presa diretta con un quantitativo rilevante di persone è un qualcosa che fa un bravo comunicatore. Tuttavia la comunicazione ha dei criteri molto rigidi, cioè assecondare i gusti della gente ma anche i disgusti e i vizi: un capo ultrà del Napoli (o dell’Inter o della Fiorentina) che si mettesse a discutere Calciopoli ed esprimesse forti dubbi sul trattamento riservato alla Juventus durante il campionato, anche citando dati oggettivi, verrebbe tuttavia sfiduciato dalla sera alla mattina (e siamo generosi) dai suoi tifosi. Di conseguenza, per chi non è un grande leader ma bravo comunicatore (e di grandi leader non ne sono rimasti parecchi), il contatto col pubblico è tutto. Il vero leader è quello che il vento lo riesce a creare, il comunicatore si limita a seguirlo fin quando (ed è qui che inizia il leader) il vento è troppo forte per essere seguito e occorre crearne uno alternativo. Indro Montanelli amava citare un detto: “Sono il loro capo, quindi li seguo”. Fatta questa introduzione, si arriva a Renzi.

Il successo di questo nuovo leader politico sta tutto nella sua capacità di aver individuato un pubblico ben preciso che corrisponde poi ad un elettorato. Questo elettorato non ha nulla a che fare con le logiche del vecchio PCI, col quale Renzi è (almeno ufficialmente) in rotta, ed è composto da una minoranza di gente di sinistra, con orientamenti liberal, una gran parte di moderati di centro e molti elettori in libera uscita da Forza Italia, rassicurati dal fatto che l’ex-sindaco di Firenze sembrasse ben disposto a trattare Berlusconi non come nemico ma come semplice avversario di un gioco del quale si possono anche scrivere assieme le regole. I voti in uscita di Forza Italia sono andati al PD ma questo non significa che “i clienti” abbiano cambiato mentalità. Da Renzi si aspettavano determinate cose, come la riforma della giustizia ed il presidenzialismo. Insomma, riforme serie. Quella era la clientela del venditore, l’elettorato. In definitiva, Renzi è riuscito per un certo periodo a catalogarsi come elemento di equilibrio contro lo sfascismo di Grillo, facendo anche il pieno di voti che normalmente erano e sono di centrodestra. Il risultato è stato uno sfavillante 41% alle europee, irrilevante in sede europea (dove il Partito Socialista è minoranza, oltretutto con trend calante) ma che disse molto sulla fiducia che gli elettori italiani avevano in lui. A questo punto Renzi ha perso il contatto con la realtà. E ciò accade quando un venditore dimentica chi è il suo cliente tipo. Fin quando insolentisci un mondo culturale e mediatico che ti è sempre stato nemico, questo fa parte del gioco. Ma quando ti metti contro coloro che ti hanno dato fiducia, inevitabilmente perdi tutta quella “clientela” che ha deciso di comprare i tuoi prodotti, senza che poi l’altra clientela (quella che fino a ieri ti odiava) decida di avere fiducia in te. Molti ritengono che il voltafaccia dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica sia stato un capolavoro politico e al contrario è stato un atto di debolezza. Tutti ricordano come il PD fosse a due passi da una ribellione contro Renzi; ed anche se con questo scatto improvviso per Mattarella di fatto ha rotto il Patto del Nazareno stipulato con Berlusconi, Renzi si è momentaneamente riaccreditato presso quella parte del partito che lo odiava. Una parte che sarà di nuovo in prima fila quando riprenderanno le discussioni sulle riforme. A quel punto Renzi potrà solo decidere di rinunciare a tutto l’impianto riformista che aveva annunciato appiattendosi sulle posizioni di un Bersani qualsiasi e giocandosi quindi l’elettorato che lo aveva votato. E a quel punto sarà chiara a tutti questa grande truffa operata dal PD, quella di farci credere che ci fosse qualcuno di ragionevole al suo interno, disposto a guardare al futuro. Una cosa di sicuro è certa: il PD il voto dei moderati e del centrodestra, se lo può scordare. Se questo ragionamento sarà anche il ragionamento  di altri (e pian piano lo stanno facendo), per Renzi e per il PD sarà l’inizio della fine. Un venditore non si mette mai contro i suoi clienti. E i clienti, dal canto loro, non torneranno mai più a comprare i prodotti di un negoziante che cerca di truffarli.

*condirettore editoriale – marino@freedom24news.eu

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Forza Italia, ecco perchè Fitto sbaglia https://www.freedom24news.eu/archives/5032 https://www.freedom24news.eu/archives/5032#respond Sun, 22 Feb 2015 20:12:34 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=5032 conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri, sul Piano per il Sud approvato oggi

Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto

di Franco Marino

Fitto non si può equiparare a Fini, i due personaggi sono completamente diversi tra loro. Fini era un sabotatore, con evidenti intelligenze strette col nemico, Fitto, al contrario, è stato sin dal primo momento contrario al Patto del Nazareno. I risultati gli hanno dato ragione: l’intesa istituzionale col Pd si è rivelata un bluff e oggi Fitto può vantare un peso nel partito che lo legittima a tentare la strada di creare una nuova formazione di destra. Fin qui nulla di diverso da ciò che accade in una squadra quando i risultati non arrivano: viene messo in discussione l’allenatore. Berlusconi oggi è l’allenatore di una squadra che perde pezzi, giocatori e punti in classifica; ma come spesso avviene anche nel calcio, non è detto che cambiare allenatore o modulo di gioco sia la soluzione migliore. Non è nemmeno detto che i risultati continuino ad essere negativi: la rottura del Patto del Nazareno, forse anche solo in apparenza ha dato un po’ di spolvero a Renzi ma si tratta di una vittoria di Pirro. Il Premier, a dispetto degli applausi del momento (che dureranno pochissimo), non ha guadagnato consensi stabili presso il mondo culturale del Pd, che continua a diffidare di lui. Né tanto meno il consenso si estende nelle fasce laterali rappresentate da Vendola e da Grillo. E ad oggi ha un nemico in più, cioè Berlusconi ed i suoi elettori che temporaneamente si erano fatti beffare dal moderatismo renziano.

Tutto questo tornerà opportuno quando arriverà la campagna elettorale e si dovranno compattare le fila. E soprattutto, non è detto sia la scelta giusta esonerare un allenatore se la squadra è quella che è, soprattutto se non c’è in giro un “tecnico” capace di ricomporre tale squadra col carisma necessario. Forza Italia è il partito di Berlusconi e del mondo che rappresenta. Un partito ove si riuniscono le frustrazioni di una fetta molto ampia di Popolo moderato che non vuole rassegnarsi all’idea che il Paese muoia grillino o ex-comunista, e che incontra ogni giorno le stesse frustrazioni (in scala ovviamente ridotta) che riscontra Berlusconi stesso da quando ha iniziato a fare ed essere imprenditore (e poi politico) in Italia. Il Cavaliere, con questo Popolo, ha stretto un’alleanza morale inscindibile che probabilmente terminerà solo con la morte fisica del leader. Pensare di liberarsi di Berlusconi come ci si libera da un calcolo renale. E’ un errore che hanno commesso in tanti. Berlusconi può essere sostituito solo da un altro Berlusconi o da una figura che, in un modo o nell’altro, potrà ereditare anche la sua storia personale. Viene da pensare a Marina Berlusconi, che del padre è l’erede non solo materiale ma anche morale. Marina potrà negare quanto vuole la volontà di entrare in campo, ma è inutile: morto Silvio, l’aggressione ricadrà direttamente su di lei e a quel punto varrà per lei ciò che vale per il padre: o decide di lottare o è meglio che se ne vada altrove, per il suo bene. Mentre la figlia erediterà l’impero di famiglia, Fitto non ha né il know-how né l’esperienza per poter anche solo sperare di reggere il peso di un partito che ha affrontato mille battaglie, che è logoro ma ancora vivo, ed è ancora vivo solo ed esclusivamente grazie al carisma personale del suo leader. Non bisogna cadere nell’errore di ritenere Fitto un traditore: non lo è. E’ solo un uomo molto ambizioso, e questo non è un difetto. Anche Berlusconi lo era e lo continua ad essere. In politica, l’ambizione è la base di chiunque voglia ottenere grandi risultati. Tuttavia, quando si decide di dichiarare un guerra non contano le ragioni (quelle, teoricamente, le avevano anche Fini e Alfano), ma le forze in campo. E l’ambizione, senza un esercito, è un difetto. Fitto ha un padrino in grado di garantirgli visibilità dato che, col sistema elettorale attuale, la visibilità televisiva è tutto? Dispone delle protezioni giuste che lo tutelino nel momento in cui, per affrontare la mannaia di una Magistratura aggressiva ed eversiva, sarà colpito sistematicamente anche lui? Ha qualcuno in possesso di una potenza economica tale da sostenere le cause a cui andrà incontro per poter portare avanti le sue battaglie contro un nemico che è disposto a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di abbattere l’avversario? Se la risposta a queste domande è no, quello di Fitto è solo un velleitario tentativo che finirà nel nulla assoluto come sono finite nel nulla altre ultime note esperienze. Gli elettori di Forza Italia non si rendano ridicoli parlando di tradimento. In politica conta solo il risultato finale. E Fitto non ha né uomini né mezzi per poter pensare di farcela. A meno che non abbia una carta segreta. Cosa di cui oggi sentiamo fortemente di dubitare.

*condirettore editoriale – marino@freedom24news.eu

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Silvio e il complotto del terzo processo Ruby – di F. Marino https://www.freedom24news.eu/archives/5019 https://www.freedom24news.eu/archives/5019#respond Sat, 21 Feb 2015 12:38:27 +0000 http://www.freedom24news.eu/?p=5019 berlusconi

Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

di Franco Marino*

Dovendo dare una definizione del Ruby-ter si puo’ dire in sostanza che la Procura di Milano, emersa l’inconsistenza delle prove di colpevolezza a carico di Berlusconi, starebbe passando alla fase della sistematica intimidazione o corruzione dei testimoni che avevano difeso Berlusconi. Si ipotizza cioè che Berlusconi abbia corrotto le cosiddette olgettine che riferiscono di un non-coinvolgimento dello stesso leader di Forza Italia. Ma c’è un buco logico: quando una persona decide di commettere un illecito, tanto più se a farlo è un uomo che sa benissimo di essere controllato e intercettato, non si fa pagare o paga tramite bonifico, perché il suo primo obiettivo è di occultare sia la causale del pagamento sia il pagamento stesso ed ovviamente il destinatario.

I mezzi per far arrivare denaro in contanti alle signorine c’erano, non vi era necessità di bonifici tracciati. E soprattutto, il quantitativo di danaro non è tale da richiedere l’utilizzo di fondi neri. E’ assai più probabile, invece, che Berlusconi abbia pagato le olgettine perché consapevole del fatto che erano state pagate da qualcun altro per infamarlo. Così voleva contrastare l’azione, corrompendole a sua volta. E a chi liquida queste ipotesi come semplice complottismo, è sufficiente ricordare che non è la prima volta che la CIA (o in generale i servizi segreti) arruolano note prostitute per fingere una qualsivoglia diffamazione. Le vicende che coinvolsero Strauss-Kahn in Francia sono emblematiche: il direttore del FMI era un probabilissimo (e fortissimo) candidato all’Eliseo. Ed era pericoloso perché anche lui voleva gli Eurobond, qualcosa che sarebbe piaciuto assai poco sia alla Merkel (da sempre contraria) sia agli americani, perchè un’Europa stabile e unita, oltre che agli stessi eurobond – che stabilizzerebbero e unirebbero l’UE – non è affatto ciò che volevano e vogliono gli Stati Uniti.

A quel punto il gioco fu bello che pianificato: Strauss-Kahn ha una nota debolezza, le donne. Ed è noto che le gradisca di colore, alte e giunoniche (fu già coinvolto in situazioni di questo tipo). E’ sufficiente quindi coinvolgere una donna piuttosto attraente e fargliela trovare sul letto. La donna in questione è la cameriera dell’hotel dove si trovava Strauss-Kahn ai tempi dello scandalo francese che lo riguardò, ed in quanto tale non rimarrà certo indifferente al pagamento di una grossa somma di denaro, specie se ha un passato di cui preoccuparsi ed è dunque ricattabile. Viene consumato l’atto sessuale (consenziente) e poi ecco puntuale l’accusa di stupro. Che poi si rivelerà infondata, appunto, in quanto si scoprirà che la tizia già in passato fu coinvolta in false accuse. Sapendo chi poteva avere interesse a far fuori Strauss-Kahn, essendo una chiara messinscena il tutto, è facile dire come alle spalle vi sia un complotto bello e buono.

Berlusconi ha una sfilza di nemici talmente ampia che i mandanti potrebbero essere tanti anche loro: gli USA (che non gli perdonano l’amicizia personale e strategica con Putin). Angela Merkel (che ha in Berlusconi un insidiosissimo rivale, oltretutto interno al Partito Popolare Europeo). Carlo De Benedetti (per le note vicende giuridico-televisive). Il patron di Sky. Ruperth Murdoch (che è notoriamente interessato a papparsi Mediaset). E potrei continuare. Chiunque di questi personaggi ha la potenza economica e quindi i mezzi per organizzare, volendo, un complotto. E Berlusconi non ha mai, per sua formazione personale, concepito l’idea di creare sistemi di protezione, anche avvalendosi di metodi poco ortodossi. E’ lontano dalla sua cultura aziendale, dove tutti fanno a gara per piacere al capo. Berlusconi, se avesse studiato la storia di Roma, saprebbe benissimo che quelli che mantennero vivi e forti i governanti nella palude romana furono i pretoriani. In sostanza, questo di Ruby è un processo sporco. Ed ancora più sporchi appaiono gli accusatori.

*condirettore editoriale – marino@freedom24news.eu

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