Caro Luca, pensaci bene… lettera aperta al sindaco di Palermo

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di Vania Lucia Gaito

Caro Luca, pensaci bene.

Lo so, non sono più i tempi di una volta, e tu queste faccende del “digitale” non le capisci. Tu sei di un’altra epoca, e questa roba tecnologica ti è incomprensibile.

Lo capisco. Un tempo cambiavano il colore alle pareti di un supermercato, tu lo inauguravi di nuovo (come fosse appena aperto), tagliavi il nastro e dicevi orgoglioso che era un segnale di ripresa economica della città e tutti ad applaudire. Lo fai adesso e il web ti percula per settimane. Povero Luca.

Anche questa della Ztl non te la spieghi. Ma come! Com’è potuto succedere? Una volta ti riempivi la bocca di legalità e antimafia e tutti chinavano il capo. Adesso, a distanza di vent’anni, tirano fuori di nuovo le infamia a Falcone. E molti non erano manco nati!

E’ una tragedia, questa faccenda del digitale: fa mettere insieme duecento persone, che fanno una colletta e si rivolgono al Tar per farti bocciare un provvedimento e ci riescono pure! Impensabile! A te! Come osano! Selvaggi!

Ora, detto tra noi, io ti capisco. Sei tra due fuochi, mi rendo conto. Da un lato, hai il problema dell’Amat. Un carrozzone mangiasoldi, ma che serve a sistemare un po’ di gente. Padri di famiglia, si capisce. Ma spendi qua, spendi là, stipendi ai manager, consulenze, ti ritrovi un buco da 30 milioni. E mica sono i tempi gloriosi di quando eri nella DC, questi, che da Roma piovevano soldi! Son tempi duri. Bisogna che qualcuno li tiri fuori, ‘sti 30 milioni. Il governo no, figurati. La regione manco a parlarne. E gli affari sono affari. Anche stavolta deve pagare Pantalone.

Non te l’aspettavi, lo so. Questi selvaggi, mentre tu ti sperticavi a dire che era un provvedimento per tutelare la salute, si sono addirittura andati a guardare i dati delle centraline! Mentre tu ti arrabattavi a dire che era per il bene della città, sono ricorsi in tribunale. Che tempi, Luca mio, che tempi! Ora, forse un filino hai esagerato pure tu. “Stiamo indagando sui giudici del Tar” non era cosa da dirsi. Mica sono i tempi di Falcone, questi. Ti sputtanano in rete e fai la figura del barbapapà. E pure il Tar, dopo un’uscita del genere, immagina il bene che ti vuole.

E pure con il ricorso al CGA, non è andata mica poi meglio. Lascia perdere la revoca della sospensiva, quella è roba che puoi raccontare ai giornalisti boccaloni. Ma tu sei professore e la sentenza te la sarai letta. Al di là del folclore, ti dice di volare basso. In soldoni: “Caro Luca, ti stiamo levando le castagne dal fuoco, ma sta attento a come ti muovi.Perché il Tar non è che abbia torto. Io, questa Ztl così come l’hai pensata, ci leverei mano. Non è cosa. Se insisti, il tribunale te la farà rimangiare a novembre. E non pensare di correre da noi, chè ti stiamo avvisando da adesso: non possiamo darti ragione. Hai l’opportunità di uscirtene alla grande: fingi di aver vinto e fingi di essere magnanimo: levaci mano.” Questo ti ha detto il CGA, Luca caro.

E che ne sanno, questi, dei salti mortali da equilibrista consumato! E l’anno prossimo ci son pure le elezioni… Da un lato trovare i soldi, dall’altro farsi rieleggere. Perché sennò che fai? Il sogno infranto di fare, un giorno, il presidente della Regione… quell’altro, accarezzato di nascosto come un’amante segreta, di fare il ministro degli esteri… niente, Luca, sei tornato a fare il sindaco a Palermo. Un ritorno alle origini, un’involuzione, l’estremo ripiego per chi è tagliato fuori da tutti i giochi. E lo spettro terribile di essere tagliato fuori anche da Palermo, finito, dimenticato, surclassato da chi, queste faccende del digitale, le capisce. E occhio, con le assemblee cittadine. Magari la gente poi partecipa sul serio.