Cannes 2016, la Croisette tra divi ed eccessi. E spunta anche il film su Fatima

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di Valerio Musumeci

Selezionare dal polverone di Cannes le notizie da destinare al lettore è sempre impresa ardua. Perché – lo abbiamo già scritto – quella in corso nella città francese è la seconda kermesse cinematografica più importante d’Europa, seconda solo a Venezia di cui è figlia ed anzi sorella (il Duce non amava assegnare premi a film stranieri, così si pensò ad una rassegna europea più libera), e perché Cannes, più di ogni altro festival al mondo, è anche il luogo del divertissement cinematografico, del lusso e dell’esplosione di ogni inutile passamaneria. Il tappeto rosso della Croisette, per dire, è assai più complicato di quello di Venezia e molto più cool di quello degli Oscar: e noi, che amiamo constatare quale sia la star più elegante non meno che verificare di quanto sia ingrassato Gerard Depardieu quest’anno (a proposito, l’attore ha snobbato il festival e ha detto che conta di più la televisione), noi, dicevamo, dobbiamo unire all’amore per il bel cinema la noia di altri momenti, e poi selezionare il tutto per il lettore. Ed è il nostro mestiere, quindi zitti e all’opera.

Eviteremmo di approfondire, avendo i nostri colleghi già provveduto, la questione dello spacco di Susan Sarandon sul red carpet (tuttavia è giornalisticamente rilevante il fatto che sotto l’incomprensibile abito sembrasse tutto ben sodo, ancorché stagionato). Supereremmo pure d’un balzo George Clooney e Julia Roberts, non perché “Money Monster”, di Jodie Foster – di cui sono protagonisti – non sia bello, ma perché danno la stessa aria di novità e frizzantezza che da il professor Prodi quando interviene ad un convegno. La Roberts comunque era a piedi nudi, ecco fatto. Ci farebbe anche piacere dribblare la notizia che alla presentazione di “Ma Loute” di Bruno Dumont (applauditissimo) le protagoniste Valeria Bruni Tedeschi e Juliette Binoche si siano lasciate andare a baci saffici e persino a tre con l’attore Fabrice Luchini (stavamo per sentirci male, finora nessuna esibizione omosessualista, tanto che Gay.it scrive “14 titoli in corsa per la Queer Palm. Al via la 69a edizione. Per il premio gay molti candidati ma non risulta neanche un titolo pienamente a tematica”. Porelli). Non sarebbe fondamentale poi il debutto di Lily-Rose Depp (figlia di quel Depp) ne “La danseuse” di Stephanie Di Giusto, se non per il fatto che la mamma Vanessa Paradis è in giuria («È stato davvero figo! – ha detto Lily-Rose – Ho visto di persona Johnny in un aspetto della sua vita che ancora non avevo sperimentato, perché per me rimane sempre papà e lo separo dalla sua vita professionale». Caspita). Di tutte queste cose insomma non ci sentiamo di fare la ratio del nostro pezzo, anche per non dare al lettore l’impressione che Cannes sia davvero soltanto divertissement, lusso e passamaneria. C’è anche del cinema, a dirla tutta, e la Palma d’oro conserva ancora una sua importanza, sebbene come tutti i premi vada svalutandosi (in questo senso è avanti l’Oscar, dove è ormai più comodo segnalare chi a Hollywood non ha vinto). Invece c’è una notizia che potrebbe avere qualche senso, ed è la seguente: Pontecorvo dirigerà un film sull’apparizione della Vergine Maria a Fatima nel 1917.

Non è naturalmente il Gillo Pontecorvo de “La battaglia d’Algeri” e “Kapò”: il maestro delle quattro nomination all’Oscar, del Leone d’Oro, dei due David di Donatello e del Nastro d’Argento si spense a Roma dieci anni fa. Parliamo del figlio Marco, che dal genitore ha ereditato una genuina passione per il cinema ed ha già in curriculum la metà dei premi del padre. Pontecorvo ha presentato a Cannes “Fatima”, il film che inizierà a girare in estate e che si concentrerà sugli eventi mistici verificatisi nella città portoghese quasi un secolo fa e culminati il 13 ottobre 1917 con il cosiddetto “miracolo del Sole”. E’ o non è più interessante delle gambe della Sarandon? Eppure a qualcuno è sembrato curioso che la Croisette – nell’anno in cui non c’è nemmeno un film pienamente gay, vergogna! – si sia aperta alla sponsorizzazione di un opera tanto mistica, tanto da parlare di “miracolo” (La Stampa) e di “an original marketing move” (Variety). La verità è forse più semplice: ieri era il giorno dedicato alla Madonna di Fatima e dopo una Messa alla Chiesa di Notre Dame de Bon Vojage il progetto è stato ospitato dall’“Italian Pavillon” della kermesse francese. Dovendo girare in estate difficile pensare ad un’altra occasione per presentare l’opera. Entusiasti naturalmente i fedeli e in particolare i portoghesi: «Si tratta di una lodevole iniziativa – ha detto Padre Vitor Coutinho del santuario di Fatima – che può diventare un ottimo strumento per difendere la parola di Fatima». Siamo dello stesso avviso, e d’altra parte Pontecorvo non sfigurerà certamente nel pur arduo lavoro.

La notizia dunque ve l’abbiamo data. Oggi sarà il turno (fuori competizione) di Steven Spielberg, mentre in concorso si va in Corea con Park Chaan-Wook e il suo “Mademoiselle”. Previsto un omaggio a Pietro Germi nel cinquantesimo anniversario della vittoria di “Signore & signori” nel 1966. Erano i tempi in cui appunto l’Italia (che oggi è assente dal concorso e vivacchia nelle categorie “fighette”, ma obbiettivamente non c’è proprio) spadroneggiava in fatto di cinema in tutto il mondo e non si faceva mancare una nomination agli Oscar all’anno. Spesso lo vinceva. E a Cannes si portava le Palme d’oro che all’epoca erano chiamate Grand Prix. C’erano appunto in circolazione i Germi, i Pontecorvo, i Rossellini, i Fellini, i De Sica, i Visconti, gli Antonioni. Grandi registi a mazzi. Cinema disordinato e superbo e caotico ed educato. Bei tempi.