Il Tribunale di Pordenone, con la sentenza n. 503 del 25 settembre 2025, ha stabilito che per i pazienti affetti da Alzheimer e patologie neurodegenerative analoghe, la retta delle strutture residenziali è totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La decisione segue l’orientamento della Corte di Cassazione (sentenza n. 34590 del 2023) e ribadisce il principio secondo cui le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria non possono essere separate tra quota sanitaria e quota socio-alberghiera.
Secondo il Tribunale, tutte le attività necessarie per la cura quotidiana del paziente – come alimentazione, igiene personale e mobilità – costituiscono assistenza sanitaria e rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), definiti dal D.P.C.M. del 2001 e aggiornati dal D.P.C.M. del 12 gennaio 2017.
La sentenza chiarisce che qualsiasi contratto, accordo o delibera che imponga ai pazienti o ai loro familiari il pagamento di una quota è nullo, non producendo effetti giuridici. In particolare, è illegittima anche l’azione di rivalsa da parte di Comuni o altri enti che anticipino le quote sociali. L’onere del costo delle prestazioni rimane, per intero, a carico del SSN, come previsto dalla legge n. 833 del 1978 e tutelato dalle convenzioni internazionali sulla protezione dei diritti delle persone con disabilità.
La decisione conferma che la separazione tra prestazioni sanitarie e servizi socio-alberghieri non è applicabile nei casi in cui l’assistenza sia parte integrante della cura, garantendo così la piena tutela dei diritti dei pazienti e delle famiglie.








