Enna e Catania. Sgominato dalla Polizia un gruppo criminale di stampo mafioso

Sharing is caring!

Polizia

All’alba di giorno 9 marzo 2018, la Polizia di Stato, a conclusione di articolata e complessa attività investigativa coordinata dalla D.D.A di Caltanissetta, ha eseguito l’arresto di 6 soggetti, in esecuzione di Ordinanza Applicativa della Custodia Cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, giusta richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, a carico di:

  • BALSAMO Calogero Giuseppe, inteso “Pippo BALSAMO”, nato a Catania il 09.06.1960, ivi residente;
  • LA DELIA Salvatore, nato a Enna il 21.05.1951, ivi residente;
  • MAZZA Eduardo, nato a Enna il 23.12.1972, ivi residente;
  • MEDDA Antonio Salvatore, nato ad Enna il 05.03.1964, residente a Catania;
  • TOMASELLI Angelo, nato a Catania il 27.02.1966, ivi residente;
  • PRIVITELLI Antonio, nato a Caltagirone (CT) il 09.09.1984, residente a Nicolosi;

     INDAGATI

  1. LA DELIA Salvatore.

In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III, IV e VI perché facente  parte della “famiglia Cosa Nostra” di Enna – 

In  Enna  da epoca successiva all’anno 2001 e fino alla data odierna.

  1. LA DELIA Salvatore, MAZZA Eduardo, PRIVITELLI Antonio, BALSAMO Calogero Giuseppe.

In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 3 c.p. e 7 legge 203/91, facendo parte LA DELIA Salvatore dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” e BALSAMO Calogero Giuseppe dell’organizzazione catanese convenzionalmente denominata Clan Cappello con minacce dirette ad un imprenditore che effettuava lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Noto, Augusta e Palazzolo Acreide, costringevano l’imprenditore  a corrispondere la somma di 8.000,00.

Accertato in Enna il 23 dicembre 2016.

  1. LA DELIA Salvatore, TOMASELLI Angelo, MEDDA Antonio Salvatore.

In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 3 c.p. e 7 legge 203/91, perché, con minacce dirette all’imprenditore-amministratore unico della ditta che effettuava i lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Catania e Santa Maria di Licodia, costringevano l’imprenditore a corrispondere mensilmente  la somma di 600,00 euro assicurandosi cosi un ingiusto profitto con un danno dell’imprenditore.

Accertato in Enna e Catania dal mese di Giugno fino a Dicembre del 2017.

Le Indagini

L’attività di indagine ha permesso di far luce sulla esistenza di collegamenti tra la formazione criminale “Cosa Nostra” della famiglia di Enna e le organizzazioni mafiose riconducibili ai clan “Cappello-Bonaccorsi” e “Santapaola-Ercolano” attive  nel catanese e nei paesi etnei. 

Dal complesso delle attività investigative, svolte dalla Sezione Criminalità Organizzata e Straniera della Squadra Mobile di Enna, finalizzate a reperire elementi di riscontro in ordine all’attività di ricostituzione degli assetti delle “famiglie” mafiose attive nel territorio provinciale, emergeva come il prevalente interesse di “Cosa Nostra” ennese sia tuttora rivolto alle attività estorsive ai danni di imprenditori. Le indagini esperite permettevano quindi di appurare come le “tecniche” estorsive utilizzate dall’organizzazione mafiosa oggetto della presente informativa permanevano quelle di un tempo: la c.d. “messa a posto” perpetrata ai danni di imprenditori tramite la corresponsione di ingenti somme di denaro.

Storicamente, si registra che l’operatività di “cosa nostra” nella provincia di Enna è da sempre condizionata, come meglio specificato nel prosieguo, dall’incisiva influenza delle organizzazioni mafiose radicate nei più importanti centri limitrofi (nel caso di specie dei più importanti clan del catanese, ossia quello dei “Santapaola-Ercolano” e quello dei “Cappello-Bonaccorsi”) che hanno da sempre considerato il territorio ennese di interesse non tanto per le potenzialità produttive ed economiche in esso presenti, quanto per la necessità di mantenere una “zona cuscinetto” servente alle diverse esigenze, soprattutto di natura logistica proprie delle organizzazioni criminali dell’isola, e comunque per mantenere legami con soggetti criminali, che potessero poi rivelarsi utili per i fini dell’organizzazione, come nel caso di specie, dove i referenti della famiglia di “Cosa Nostra” ennese si sono rivelati fondamentali per l’esazione delle richieste estorsive, nei confronti degli imprenditori ennesi. Le attività investigative, disposte e dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – presso il Tribunale di Caltanissetta nell’ambito del procedimento penale n. 377/2018 R.G. mod. 21, sin dalle prime battute confermavano gli esiti di precedenti indagini circa i rapporti tra le associazioni criminali di Enna e le organizzazioni criminali del catanese.

Specificatamente, le indagini venivano avviate, monitorando l’“uomo d’onore” ennese LA DELIA Salvatore[1]. Fin da subito venivano registrati, tra l’altro, significativi contatti telefonici quest’ultimo, ritualmente affiliato alla “famiglia” mafiosa di Enna, ed un imprenditore ennese, Amministratore Unico della ditta assegnataria di lavori in subappalto per lo scavo e la messa in opera della fibra ottica, tra l’altro nei Comuni di  Noto (SR), Palazzolo Acreide (SR), Augusta (SR), in alcuni vasti quartieri di Catania e, da recente, a Santa Maria di Licodia (CT).

In particolare, il LA DELIA Salvatore collaborava nell’attività lavorativa dell’imprenditore, che fra l’altro, si rivolgeva all’uomo d’onore per qualsiasi problematica sorta nei cantieri, come la circostanza relativa al furto di alcuni mezzi di lavoro patito nella città di Augusta. Risultava, pertanto, come l’assunzione del LA DELIA Salvatore da parte dell’imprenditore, assicurava al predetto la “necessaria copertura” per potere eseguire in “tutta tranquillità” i lavori in quei territori laddove gli appaltatori sono storicamente soggetti a richieste estorsive da parte delle “famiglie” mafiose sia locali sia da quelle della limitrofa provincia di Catania. 

Il LA DELIA, pertanto, a partire dal mese di ottobre del 2016 esercitava il ruolo di trait-union  con i referenti delle organizzazioni criminali mafiose del catanese ed in particolare dapprima con BALSAMO Calogero Giuseppe, inteso “Pippo BALSAMO”, quest’ultimo intraneo all’associazione criminale dei “Cappello-Bonaccorsi” di Catania e, dopo il suo arresto, con il figlio di questi BALSAMO Giuseppe, per il tramite di PRIVITELLI Antonio; successivamente il LA DELIA si interfacciava con MEDDA Antonio Salvatore per la “messa a posto” dell’imprenditore con i referenti del Clan “Santapaola”

Infatti, nello specifico, il  LA DELIA è stato l’artefice sia dell’estorsioni in relazione ai lavori svolti a Noto, Palazzolo Acreide e Augusta che nella città di Catania e nel comune di Santa Maria di Licodia, individuando i referenti territoriali locali, convincendo l’imprenditore che bisognava “pagare” l’estorsione e non sporgere alcuna denuncia. Fra l’altro il LA DELIA, incassando i proventi delle estorsioni,  destinato alle organizzazioni criminali referenti per i territori ove venivano svolti i lavori impediva, o comunque limitava, i rapporti diretti tra l’imprenditore ennese e le predette associazioni mafiose. In una fase dell’indagine, veniva individuato nel MAZZA Eduardo, uno dei referenti di “Cosa Nostra” nel comune di Enna per la riscossione delle tangenti, strettamente legato tanto a LA DELIA Salvatore quanto a BALSAMO Calogero Giuseppe. Il MAZZA Eduardo, in particolare, si è evidenziato nell’incassare, presso una stazione di servizio di Enna, una tranche da 8.000,00 della “messa a posto”, che rimetteva prima direttamente a BALSAMO Calogero Giuseppe nella misura di 6.940,00 euro e successivamente a PRIVITELLI Antonio, che  rappresentava la famiglia BALSAMO dopo l’arresto di “Pippo” BALSAMO nella predetta operazione antimafia.

Successivamente, a partire dall’estate 2017, la messa a posto e la protezione venivano concordate dal LA DELIA con MEDDA Antonio Salvatore, personaggio che opera, unitamente a TOMASELLI Angelo, per conto del sodalizio criminale “Santapaola-Ercolano”, gruppo attivo a Catania nella zona del Villaggio Sant’Agata. La veemente condotta estorsiva patita dall’imprenditore si palesava, tra l’atro, allorquando l’imprenditore, mentre si trovava a bordo della propria autovettura, in Catania  veniva affiancato da un motoveicolo e TOMASELLI Angelo minacciava aspramente la vittima per corrispondere la chiesta estorsione, condotta esemplare e icastica – anche per i toni – della consolidata prassi mafiosa.

L’estorsione ai danni dell’imprenditore proseguiva e veniva bloccata soltanto grazie all’arresto degli indagati, i quali prospettavano imminenti azioni violente nei confronti dello stesso poiché tardava ancora a corrispondere la tangente. Le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Enna, attraverso le attività tecniche, compendiate da numerose e puntuali attività di riscontro, quali i servizi di osservazione sul territorio, hanno pertanto permesso all’A.G. competente, la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, di avanzare la misura cautelare a carico dei soggetti sopra indicati per i reati loro ascritti, richiesta accolta dal G.I.P. che emetteva ordinanza di custodia cautelare per tutti gli indagati. Inesistente risultava, nell’indagine in argomento, la collaborazione da parte delle vittime con le Forze dell’Ordine.

Il Blitz

Attraverso l’organizzazione di una complessa operazione di polizia condotta dalla Squadra Mobile in perfetta sinergia con la Squadra Mobile di Catania, dopo un briefing operativo, alle prime luci dell’alba decine di poliziotti hanno fatto irruzione nelle abitazioni dei 6 destinatari del provvedimento di cattura emesso la Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. Dopo la perquisizione delle abitazioni degli indagati, gli arrestati sono stati condotti negli uffici della Squadra Mobile di Enna e tutti al termine degli adempimenti di rito venivano associati in diverse Case Circondariali dell’Isola, come disposto dall’A.G. procedente. Le catture sono state portate a termine nonostante le oggettive difficoltà – per parte di esse  – di operare in un territorio diverso da quello di competenza gli investigatori della Squadra Mobile di Enna e questo grazie alla piena sinergia con i colleghi della Squadra Mobile di Catania.