Milano e i dispettucci del centrodestra

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Stefano Parisi a Milano con i leader del centrodestra milanese

Stefano Parisi a Milano con i leader del centrodestra milanese

di Andrea Di Bella


Vincono i Cinquestelle nelle grandi città, non v’è dubbio. Vince il centrodestra nei Capoluoghi di Provincia (10 al centrodestra, 9 al centrosinistra, 3 ai Cinquestelle, 1 alla Sinistra e 3 a candidati civici moderati). Merito anche di quel travaso non da poco dei voti del centrodestra che ai ballottaggi, ove non presenti e senza nulla pretendere in cambio, ha optato per i candidati pentastellati anziché tuffarsi a capofitto sugli uomini e le donne di Renzi, a marginalizzare totalmente anche le ultime e remote ipotesi nazareniche del caso. Ne è conferma una rilevazione diffusa solo ieri sera durante la prima serata di Raiuno, nella cui occasione l’Istituto Piepoli ha reso pubbliche le analisi sui flussi elettorali di Roma e Torino. Ebbene, oltre l’80% degli elettori di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia ai ballottaggi hanno optato per Chiara Appendino a Torino e per Virginia Raggi a Roma. Da qui un’ulteriore considerazione: dove organizzato in una proposta credibile e soprattutto unitaria, il centrodestra scalza quasi in tutti i Comuni il M5S. Dove frammentato in più iniziative, cede il posto e favorisce il confronto del M5S con il Partito Democratico ed il centrosinistra. Torino: Il centrosinistra ripropone Piero Fassino, il centrodestra si spezzetta in tre proposte distinte. Risultato: il M5S passa avanti ed al ballottaggio ottiene poi il travaso di cui prima. Napoli: Il centrodestra si presenta unito a sostegno (forse incautamente) di Gianni Lettieri, e costringe al ballottaggio Luigi De Magistris. In questo caso il Pd e i Cinquestelle restano fuori dalla partita. A Roma, dopo un estenuante giro di valzer, il centrodestra avanza due proposte: Marchini per civiche e Forza Italia, Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e Noi con Salvini. Risultato: Cinquestelle avanti ed il Pd che riesce nel miracolo di portarsi al ballottaggio (se il centrodestra a Roma fosse andato unito su Giorgia Meloni – al netto del voltafaccia innegabile di Meloni e Salvini su Bertolaso – non vi è dubbio che oggi staremmo raccontando un’altra storia).

E poi Milano: il centrodestra presenta una candidatura compatta su Stefano Parisi. Beppe Sala corre per civiche ed il Pd. Primo Turno: Sala racimola un misero 0,8% in più del competitor moderato. Parte il fuoco di sbarramento per Parisi. Lo scrivo oggi perchè prima nessuno avrebbe creduto a questa ricostruzione forse incredibile ma tutt’altro che irreale. Domanda: Al ballottaggio Beppe Sala ha totalizzato il 51,7% dei voti, Stefano Paris si ferma al 48,3%. Qualcuno saprebbe spiegare da dove sarebbero stati drenati i consensi necessari a Sala per realizzare questo rocambolesco salto in avanti? La spiegazione è presto detta: Stefano Parisi è stato immolato sull’altare del dispetto ai danni non del centrodestra (che esiste e continuerà ad esistere), ma ai soli ed esclusivi ed eventuali danni di Silvio Berlusconi e Forza Italia. Per il semplice motivo che la Lega Nord a Milano è stata doppiata in preferenze e percentuali da Forza Italia a primo turno (12% contro 21%), e Salvini è stato surclassato per preferenze personali niente meno che da Maria Stella Gelmini (12mila contro 8mila di Salvini, mille meno di cinque anni fa). Il ragionamento è questo: tu (Berlusconi) ci hai fatto perdere a Roma ed io (Salvini) sacrifico Milano, dove corre un tuo candidato, la cui vittoria (i cui effetti, con un Renzi dappertutto perdente, sarebbero stati dirompenti) ti permetterebbe di proseguire la traversata da leader. Dimenatevi quanto vi pare, ma le cose sono andate proprio così, per il semplice motivo che a Matteo Salvini di Milano non interessa nulla: né di governarla né di instaurarvi la sua attività politica. A riprova, nei giorni scorsi il capo della Lega ha tenuto un comizio a Milano sul “No” al referendum costituzionale di ottobre a cui Parisi non ha partecipato, ed in più Salvini ha ritenuto di dover chiudere la campagna elettorale per i ballottaggi a Bologna – dove la partita appariva essere già abbastanza scontata a favore del Pd – anziché tirare la volata milanese per Parisi. Ed infine, il prossimo 24 giugno Salvini lancerà a Parma un nuovo progetto post centrodestra la cui leadership (a suo dire) si intenderebbe sua e sua soltanto. E a chi gli ha sottolineato il nome di Stefano Parisi come possibile leader, lui ha risposto: “Faccia il capo dell’opposizione a Palazzo Marino, e basta”. Piccolo appunto anche su Nuovo Centrodestra: a Milano è prevalso il cosiddetto “modello Lombardia” sol perchè si è stati spinti da Roberto Maroni e la cosiddetta alleanza del Nord. Ma al ballottaggio è cambiato tutto anche dalle parti di Milano Popolare, con Maurizio Lupi capolista: ad Alfano – che a Roma governa con Renzi e che a Milano non avrebbe affatto disdegnato un sostegno a Sala nemmeno al primo turno – sarebbe davvero convenuto uno come Stefano Parisi nuovo sindaco (e nuovo leader)?