Paternò, Roccanormanna. Lettera aperta all’assessore Valentina Campisano

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campisano

di Andrea Di Bella

Di ieri una lunga dichiarazione dell’assessore alla Cultura del Comune di Paternò, l’avvocato Valentina Campisano, che attraverso le pagine del periodico Zona Franca ha affidato all’etere, ai cittadini ed alla politica cittadina parole la cui congruità istituzionale, mi si perdonerà la schiettezza consueta, sembra essere ai limiti della legittimità. Con l’assessore Campisano ho personalmente instaurato diversi botta e risposta pubblici a proposito dei più svariati temi di politica locale, nazionale, internazionale e sull’attualità in genere. Non v’è dubbio che sia persona intelligente e preparata, e dato il tempo dedicato alle pubblicazioni del sottoscritto sono portato a credere che tali posizioni siano ricambiate (Il fatto che Campisano abbia rilasciato un’intervista a Freedom24 lo scorso 23 gennaio confermerebbe tale tesi). Ma una dichiarazione come quella resa ieri a Francesca Coluccio, mi perdonerà la Campisano, non potrà mai avere il sostegno né l’apprezzamento di donne e uomini che abbiano un minimo di senso del pudore istituzionale e politico, oltre che intellettuale. Campisano ha parlato di Roccanormanna, la storica rassegna di eventi estivi paternese organizzata dall’amministrazione comunale, imputando le colpe della mancata realizzazione al Consiglio Comunale e a chi lo compone – cioè dire i consiglieri – espressione diretta della volontà popolare. Campisano ha dichiarato: “Ho il dovere di denunciare l’irresponsabilità di quanti hanno combattuto un’inutile e distruttiva battaglia politica che danneggia irrimediabilmente la città, facendole perdere anche di credibilità nel panorama culturale provinciale. Non è sufficiente dire di abbassare le tasse. Non è un bene per la città continuare a sostenere che i soldi spesi in eventi culturali sono soldi sprecati”. Una “battaglia che danneggia la città”? L’assessore Campisano saprà certamente bene che il dimezzamento dell’addizionale Irpef, alla luce dei ripetuti pronunciamenti dei Revisori Contabili e di ulteriori rilevazioni economiche condotte da privati, era un’operazione obbligata per l’Assise civica. Un’amministrazione pubblica dovrebbe reggersi sulla programmazione, come lei sa bene e come anche ha scritto, ma anche su imposizioni fiscali eque e non inutilmente vessatorie. Una tassa sul reddito configurata attraverso una aliquota universalmente ritenuta non necessaria, abbinata a tasse record sulla casa e all’odioso balzello sui terreni agricoli approvato in Parlamento anche dal senatore paternese Salvo Torrisi (a Roma alleato del partito del sindaco Mangano), è un insulto all’intelligenza dei cittadini: di quel cosiddetto ceto medio che mantiene viva la città nelle sue forme più ampie e produttive. Vero è che una esenzione fino a 12mila di euro annui (stabilita col dimezzamento dallo 0,8 allo 0,4%, prima fino a 10mila euro annui) mette al riparo i pensionati minimi e i lavoratori con una busta paga contenuta. E’ anche vero che Paternò è una città di 50mila abitanti che annovera al suo interno anche cittadini che lavorano, che producono, che hanno un lavoro, che fanno impresa. E che da una tassa ingiusta ed ingiustificata hanno avuto e avrebbero solo da perdere. 

Sul piano politico-istituzionale, peraltro, lei assessore dice di non volere entrare nel merito della delibera di dimezzamento dell’addizionale Irpef (una questione dentro cui invece si tuffa con tutte le scarpe), e al contempo dimentica che sul piano più strettamente democratico, il Consiglio Comunale rappresenta il massimo organo deliberativo e di controllo di un Ente. Lei, non essendo stata nemmeno candidata alle elezioni (pur avendo anche attivamente sostenuto questo sindaco in campagna elettorale) si è vista catapultata in giunta a tenere le redini di una delega, quella a Cultura, detenuta fino a pochi mesi fa dallo stesso primo cittadino. Come si fa a scrivere cose come quelle che scrive lei, parlando di Consiglio Comunale, l’Istituzione rappresentativa della volontà popolare? In Assise, simpatici o no, siedono i rappresentanti del Popolo. Che operino populismi è una faccenda che non deve in alcun modo riguardare gli amministratori, specie – come in questo caso – se delegati diretti del primo cittadino. Ed intanto, avere abbassato il prelievo sul reddito dell’addizionale comunale sull’Irpef (lo ricordiamo, un’imposta non necessaria) ha rappresentato un passaggio importantissimo e di grande senso civico del Consiglio Comunale. Diversamente, sarebbe auspicabile che i membri della giunta Mangano cui le fa parte ormai da alcuni mesi, capissero che governare la città reperendo risorse unicamente dalle imposte è un metodo che va superato. In comunità anche a noi inesorabilmente vicine le amministrazioni intraprendono quasi quotidianamente viaggi della speranza verso Palermo pur di reperire fondi necessari al sostentamento dell’attività di governo delle città. Un amministratore eccezionale del Comune di Roccalumera pare aver individuato la soluzione migliore per risolvere le problematiche legate alla vita ricreativa del suo Comune: anziché progettare manifestazioni direttamente col denaro proveniente da tasse comunali (cosa che invece sembra vuol fare lei), ha preferito prendere in affitto una piccola abitazione nel capoluogo regionale a due passi da Palazzo dei Normanni, ed anziché operare trasferte continue pernotta direttamente in loco pur di non perdere un solo giorno da dedicare al bene della sua città e dei suoi concittadini. Domanda: lei è mai andata a Palermo con l’obiettivo di reperire risorse da destinare ad attività del suo assessorato? Il sindaco le ha mai indicato le strade giuste e le giuste porte cui bussare? Spero avrà voglia di rispondermi.

Nella sua dichiarazione non ha mancato di riferirsi – come detto – anche ad uno degli eventi che nei decenni scorsi ha senza dubbio calamitato l’attenzione di migliaia di visitatori, rendendo Paternò fiore all’occhiello della Provincia di Catania. Ancora una volta, incolpa il Consiglio di aver diminuito le entrate date dalle imposte sul reddito per tramite dell’addizionale Irpef. Mancate entrate che non le avrebbero permesso di poter realizzare Roccanormanna e presumibilmente Fiera di Settembre, dovendo quindi rinunciare all’idea. Mi scusi, ma quale idea? Quale era il grande progetto che aveva in mente e che non ha potuto dare alla luce? Aveva già un programma, un progetto realizzato con l’aiuto di professionisti della città e magari anche un piano di spesa? Oppure, in continuità con il primo cittadino, avrebbe voluto perseguire la linea del “foresterismo”? Glielo dico perchè non avremmo mai voluto e non vorremmo si ripetesse la scandalosa esperienza dello scorso anno, con una Roccanormanna costata al Comune di Paternò 2600 euro pagati ad un’associazione proveniente da Catania, direttamente incaricata dall’amministrazione di organizzare la più vergognosa Roccanormanna della storia di Paternò. Tanto vergognosa da essersi guadagnata l’appellativo di “Roccavergogna”. Non infierisco ricordandole i dati sulla partecipazione dei cittadini a quelle attività. In ultima istanza, col rispetto che sa, se non ritiene (impropriamente o meno) di essere messa nelle condizioni di potere svolgere a pieno il suo ruolo (per colpa del Consiglio o di altri, non fa differenza), rimane pur sempre la strada della presa d’atto e dell’affermazione della sua dignità personale ed intellettuale. Ci siamo capiti.

dibella@freedom24news.eu

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