Sicilia, il rimpasto di governo tra mille polemiche – di Daniele Lo Porto

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Sollecitato, minacciato, atteso, rinviato, evitato, richiesto, ma alla fine c’è stato: il rimpasto. Dopo mesi di tira e molla, di fugaci incontri a Palermo e di inarrestabili fughe a Roma, di incontri tra pochi intimi e di cene tra parenti coltelli, tra grida isteriche e sommessi consigli, alla fine (bontà dell’altissimo gelese) il rimpasto di Giunta c’è stato. Più che un cambio della guardia è sembrata però una scenetta da avanspettacolo, nella mancanza di stile, educazione, protocollo e rispetto delle istituzioni che da due anni caratterizza la gestione del condominio di Palazzo d’Orleans. Tra l’avanspettacolo e la sceneggiata napoletana, senza offesa per gli storici protagonisti di quello spettacolo popolare che ha avuto per grandi interpreti attori veri, conosciuti in tutto il mondo. Qui, più che altro, sul virtuale palcoscenico si va avanti improvvisando sulle ispirazioni di un canovaccio logoro e poco originale, dove l’unica costante è l’effetto scenico della sorpresa, sgradita, amara, scioccante per tutti. Rosario Crocetta è riuscito a partorire una Giunta che viene considerata la più debole di tutte, la meno rappresentativa, che ha avuto la sola caratteristica di scontentare tutti. Amici ed ex nemici. Il colpo di mano di togliere l’assessorato all’Agricoltura, ad esempio, agli alleati ombra del Ncd non è stato affatto gradito, per di più per premiare Lino leanza e Articolo 4, che proprio in feeling con firrarelliani e castiglioniani non è più da tempo.

Stona anche la promozione di Patrizia Valenti a vice presidente della Regione. Per spessore politico personale e per la parte che rappresenta sembra un tantino sovrastimata, ma chissà che non abbia passato anche lei il Rubicone, dimenticando vecchie ma recenti frequentazioni. Lo sapremo tra non molto: i nodi (e soprattutto i voti) vengono sempre al pettine. Crocetta non si è fatto mancare nulla, e non lo ha fatto mancare neanche a cinque milioni di siciliani sempre più disorientati. Si è regalato anche il dramma mistico di Antonio Fiumefreddo, no-minato assessore e revocato (o dimessosi, fate voi) prima ancora di insediarsi. Un record, anche questo negativo. Sul nome dell’ex sovrintendete del Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania si è scatenato un fuoco di fila di polemiche deva-stanti. Fiumefreddo, accusando, ha fatto un passo indietro. Crocetta, dissimulando con una lettera strappalacrime (da sceneggiata, appunto) ne ha fatti due. Alla fine dal cilindro magico dell’apprendista stregone di Gela è uscita una sua fedelissima, manco a dirlo. Quanto meno non è la sua ex segretaria, che sta letteralmente bruciando le tappe. La signorina Stancheris adesso si trova a correre anche per le Europee. Fare l’assessore regionale al Turismo non è, evidentemente, cosa né gratificante né da fare sul serio. La Sicilia ringrazia. Sul barbecue delle polemiche e degli attacchi incrociati si rosola anche l’assessore ragazzina, Nelli Scilabra, che scivola su un bando per esperto in comunicazione che – legge del contrappasso – non è stato comunicato bene. Pazienza, c’è sempre tempo per imparare. Ed intanto il Pd regionale e nazionale, cerca di trovare un punto di equilibrio. Ma gli tsunami provocati dall’onnipotente gelese sono frequenti. La Sicilia, intanto, resta co-me le stelle a guardare.

Daniele Lo Porto

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