Si è insediato il Governo dei bugiardi

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di Andrea Di Bella

Ecco insediato il Governo dei bugiardi. Tolte le dimissioni di Matteo Renzi da presidente del Consiglio, uno specchietto per le allodole peraltro senza senso (per le modalità e i tempi cui sono state rassegnate), a Roma ci si comporta come se domenica scorsa non fosse avvenuto proprio niente. Come se oltre 33 milioni di italiani non si fossero espressi su nulla. Diranno: il Referendum era sulla Riforma Costituzionale, i cittadini hanno deciso che la Riforma non fosse adeguata, amen. Non è così. Il Referendum del 4 dicembre è stato caricato politicamente a dismisura dall’ex premier e dall’attuale premier ombra Matteo Renzi, che ha ottenuto un plebiscito su di lui all’incontrario, ovvero attirandosi addosso la valanga di un Paese stanco.

Contrariamente a quanto anticipato, al Governo non arrivano i trombati alle scorse amministrative di giugno Piero Fassino, Roberto Giachetti e neanche Francesco Rutelli, che era stato dato per favorito a seguito della vicinanza di Gentiloni allo stesso Rutelli da portavoce quando Rutelli fu sindaco di Roma. In compenso, restano tutti i ministri del Governo Renzi. resta Alfano, che viene in qualche modo promosso dagli Interni agli Esteri (casella lasciata libera proprio da Gentiloni), resta Maria Elena Boschi, anche lei promossa da ministro alle Riforme – bocciate dagli italiani, quindi delega da qui in poi inutile per lei – a sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Da ricordare come anche la Boschi avesse promesso di dimettersi e lasciare la politica se al referendum avesse vinto il No. Cambiano cinque dicasteri e resta Luca Lotti, il fedelissimo di Renzi, che andrà ad un ministero ad hoc allo sport e all’editoria. Renzi mantiene il controllo di fatto sull’Esecutivo, pur non facendone parte e controllandolo da segretario del maggiore partito in Parlamento, ovvero il Pd, di cui resta segretario. Condizione questa che gli permette di tenere le mani libere pur avendole pienamente in pasta a Palazzo Chigi.

E’ la sconfitta totale della politica del buonsenso. E’ la resa ad un sistema che non ammette che il Popolo conti qualcosa più di quanto non ritengano di doverlo fare contare. Questo è senza dubbio un Governo che durerà fino a fine legislatura: non ci si aspetti quindi di andare a votare prima del 2018, quando il rischio Cinquestelle a quel punto sarà giunto a livelli fuori controllo.