Juventus-Atalanta 3-1: i bianconeri ritrovano intensità e vittoria

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LaPresse

Le favole sono belle, specialmente adesso che si avvicina il Natale, ma poi c’è la vita vera e la dura legge dello Stadium. La corsa folle e bellissima dell’Atalanta, otto vittorie nelle ultime nove partite, sei di fila, si ferma qui, nella notte gelida che rilancia la Juve. La Signora è prontamente tornata. Folle contro il Genoa, fulminante con il vecchio amico Gasperini. A Marassi i bianconeri erano stati schiantati dal ritmo dei rossoblù. Sei giorni dopo stroncano l’Atalanta rivelazione, giocando con forza, intensità, cattiveria. Quasi un’altra squadra: due gol in 19 minuti, il primo di Alex Sandro (Sportiello così e così), il secondo di Rugani (colpo di testa secco in anticipo su Kurtic dopo l’angolo di Pjanic). Il 3-0 lo realizza Mandzukic, centravanti e difensore aggiunto, uomo ovunque, il migliore in campo sino all’infortunio. Ventiquattro sono le vittorie di fila dentro il fortino. Il cannibale bianconero è tornato. E pazienza se Higuain non segna per la quarta volta consecutiva, la squadra gira come nei giorni migliori: corsa, ritmo, pressing. E molto altro ancora: organizzazione, velocità, raddoppi. La Juve arriva sempre prima sul pallone, occupa bene il campo, scoraggia gli inseguitori. E la giovane Atalanta subisce una dura lezione, resa leggermente meno amara dalla rete di Freuler (assist di D’Alessandro appena entrato) a dieci minuti dalla fine.

Amaro il ritorno a casa di Gasperson, il figliol prodigo nato a Grugliasco, cintura torinese, e cresciuto nella Juve sia da giocatore sia da allenatore. Suo il primo, grave, errore bergamasco perché per mezzora abbondante lascia il miglior Pjanic della stagione libero di muoversi placido tra le linee. La Juve fa quello che vuole, padrona del campo e del gioco e soltanto quando l’allenatore arretra Freuler sulle tracce del bosniaco, trasformando il 3-4-1-2 in un più pratico 3-5-2 le cose un po’ migliorano. A quel punto, però, la regina degli scudetti è volata via e ha già mandato il suo messaggio a Milan e Roma La Juve c’è. A volte si distrae e mostra sintomi di stanchezza, ma è sempre la squadra da battere ed è pronta per un dicembre caldissimo con il derby, la Roma e la Supercoppa contro il Milan, tutto dopo la sfida di mercoledì con la Dinamo Zagabria.

La partita è senza storia. La banda Allegri, dopo la bastonata, tira fuori l’orgoglio. È sempre successo ed è così anche stavolta. I bianconeri non sbagliano l’approccio, alzano il baricentro e vincono quasi tutti i duelli. Per l’Atalanta sono guai: Conti viene schiacciato da Alex Sandro, Kessie gira a vuoto, Petagna rimbalza sulla difesa acciaccata e rimaneggiata dei campioni e Gomez non incide. Buffon, gol a parte, vive sereno. Niente da fare per i giovani bergamaschi: restano la squadra rivelazione, ma nessuno stavolta li paragonerà al Leicester. La Juve invece vola leggera. Nel primo tempo, oltre ai gol, anche una punizione morbida di Pjanic sventata da Sportiello che nella ripresa è bravo su Marchisio. Manca solo l’acuto di Higuain, che all’Atalanta aveva fatto 6 gol in 6 partite. Il Pipita cerca con forza di rompere l’incantesimo, ma non c’è niente da fare. È l’unica nota stonata in una serata perfetta. Corriere.it