“Sanità” in Sicilia non diventi una brutta parola

Sharing is caring!

1454049260-0-sanita-siciliana-l-ars-da-il-via-libera-ai-concorsi-per-5000-assunzioni-nelle-asp

di Valerio Musumeci

Ancora un presunto caso di malasanità, ancora una tragedia familiare – una bimba nata morta a Taormina, battezzata postuma col nome di Nicole – il cui dolore si perde nell’inquietudine che oramai trasmette la parola “sanità” in Sicilia. Troppe volte, nel corso degli anni e in particolare nelle ultime settimane, ospedali pubblici e privati sono stati dipinti come luoghi di insicurezza e degrado. Spesso a ragione, altre volte in maniera presuntiva e altre ancora, tocca purtroppo dirlo, in modo pretestuoso.

Dacché la buona riuscita di un trapianto multi-organo non fa più notizia mentre ogni scandalo, appena emerge, viene rilanciato finendo spesso sulle pagine dei giornali nazionali e in televisione. E non soltanto perché, secondo una vecchia regola, il male fa più notizia del bene. C’è qualcosa di più sottile, nella cattiva fama che la sanità siciliana va consolidando. Ed è il cambiamento del significante rispetto al significato, “sanità” che da presidio della vita e della salute dei cittadini diventa negazione e sperpero della vita stessa.

Come uscirne, dacché questa cattiva fama si è costruita negli anni e va implementandosi in questi mesi, è difficile dire e richiederà tempo. E’ necessario, poiché la Sicilia è ricca di professionalità in questo campo, e molti sono i medici e gli operatori del settore che interpretano la professione come una missione. E’ tempo di porre un argine a questa deriva, di restituire alla parola il giusto significato e al paziente la speranza di essere degnamente curato senza che qualcuno lucri sulla sua malattia o si dimentichi una pinza nella pancia. Lo dobbiamo – se è concesso esprimere un’opinione sincera – a ciascuna delle vite spezzate che di volta in volta ha portato la nostra attenzione nelle corsie e nelle sale operatorie.

Il caso della piccola Nicole sarà giudicato nelle sedi opportune e non ci è dato in questo momento di esprimere alcuna valutazione. Se non quella appena ribadita, sulla necessità di ridare un senso a quel comparto della vita pubblica che va sotto il nome di sanità. Per far sì che ogni malato, nella sofferenza della sua prova, non debba subire anche l’ansia di non essere nelle mani giuste e l’inquietudine di essere sfruttato. Ansie e inquietudini che, peraltro, sappiamo incidere sul quadro clinico del paziente. E perché mai l’ospite di una struttura sana e rigorosa, la cui vita sia davvero al sicuro, dovrebbe soffrire per i guai combinati altrove da pochi medici e infermieri criminali, capaci di pregiudicare con le loro malefatte un’intero sistema sanitario? CittadiniComuni