Andiamo in Europa senza essere appecorinati a Berlino – di Andrea Di Bella

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Mi si perdonerà la mia solita audacia, ma non resisto proprio a tanta idiozia. Almeno a Pasqua, il giorno della pace per eccellenza, lasciamo che regni almeno la pace dei sensi e del senso.

Ci accingiamo a vivere i trenta giorni di campagna elettorale europea più strani degli ultimi vent’anni, forse anche più. Scissione a destra, scissione a sinistra. Avete letto bene: scissione a sinistra, solo che non si vede. Matteo Renzi ha graziosamente poggiato delle fette di prosciutto sugli occhi di molti italiani (non sono la maggioranza), che si accontentano di essere comprati con 80 euro al mese in busta paga. Per amore della verità: sono quasi certamente gli stessi italiani che definirono voto di scambio la proposta di Silvio Berlusconi di restituire l’Imu sulla prima casa pagata nel 2012. Ma tanto che ci importa? Oggi è arrivato Renzi, quello che Grillo il comico chiama “figlio di troika”, quello che può comprare mediaticamente gli italiani a suo piacimento. Gli 80 euro in busta paga per 6,5 milioni di italiani (e non 10) arriveranno dopo il 25 maggio, data in cui saremo chiamati a votare per il rinnovo del parlamento di Bruxelles. Non una parola sull’Europa, però. Muti e pipa. Nessuna critica alle politiche di austerità fino ad adesso adottate dall’Unione e accollate all’Italia. Una vergogna assoluta. Perfino Grillo dice cose più sensate dell’ex sindaco di Firenze.

Un’Europa da cambiare, quella in cui ci ritroviamo adesso. Ma, perdonatemi ancora la schiettezza, chi parla di uscire dalla unione monetaria risulta essere un cretino agli occhi di chiunque abbia un po’ di sale in zucca. Nessun presidente del consiglio italiano andrà in Europa a tirare fuori l’Italia dall’euro. Ci provò Berlusconi, come confermato a più riprese da illustri interessati. Lo fecero fuori come sappiamo, colpendolo oltretutto anche nella sua ricchezza personale: si scagliarono contro il titolo Mediaset quotato in borsa, facendolo chiudere per eccesso di ribasso a -12%. Una catastrofe. Il Cavaliere si dimise il giorno dopo.

E’ questo quello che succede a chiunque vada da Angela Merkel a dire cosa fare. Ma se l’inspiegabile immobilismo e fanatismo imperante degli eurocrati non cessa di esistere, possiamo sempre andare in Europa e rinegoziare tutto. Ok l’euro, ma a nuove condizioni. E’ quello che propone di fare Forza Italia. Nuovo Centrodestra è troppo impegnato nelle vicende di governo per dedicarsi alle tematiche europee. Per di più, essendo il nuovo partito di Angelino Alfano alleato della sinistra pur chiamandosi Nuovo Centrodestra, come mai potrà convincere gli italiani del fatto che le politiche europee saranno diverse da quelle dei socialisti europei (famiglia in cui è di recente confluito il Pd), se poi in casa nostra ci governa insieme? Meglio latitare, e approfittare delle ultime turbolenti settimane vissute in quel di Arcore. E’ un tutto acchiappatutto, un non senso del bipolarismo fine a se stesso e senza ideologia.

Ci toccherà votare il 25 maggio prossimo, avendo ascoltato decine di mangiapane a tradimento convinti di sapere esattamente come fare. Ridiscutere il vincolo del deficit-pil al 3%, il fiscal compact ed aprire le porte ai nuovi investimenti. Le istituzioni sono piene di denaro fermo, che l’Europa blocca perché non è possibile sforare il cosiddetto patto di stabilità. Inutile: hanno imposto un’economia straniera in casa nostra. Ricette economiche degne di un forte Paese, in via di espansione. Il nostro purtroppo non lo è, e la Germania ha sempre di più giocato un ruolo oltremodo dannoso per l’Italia. La Lega Nord di Salvini fa male a cavalcare l’onda del malcontento europeo, inserendo nel logo la dicitura “Basta euro”. Basta euro che cosa? Dall’euro non usciremo mai, ma bisogna pretendere un’Europa unita in ogni senso. Una moneta forte non ci basta se non uniamo tutto, se il Popolo europeo non sarà chiamato a partecipare direttamente delle decisioni comunitarie. Un’unione dei Popoli e delle politiche economiche, fiscali, militari e istituzionali. Un’Europa più giusta e consapevole dei propri confini fisici e ideologici. E’ una battaglia di consapevolezza, di coscienza e di dignità nazionale. Chi legge sappia che non tutte le forze politiche lottano per lo stesso scopo. C’è chi lotta solo per piazzare una bandierina in più; altri perché gli si guardino i muscoli con ammirazione, nella convinzione di riuscire facilmente ad alzare l’asticella dei sondaggi e dei voti, per finire oltre il 4%.

Ci attende una campagna dura, quindi. Gli elettori siano consapevoli del rischio che corriamo. Cioè quello di avere in Europa una rappresentanza appecorinata a Berlino. Matteo Renzi insegna.

Andrea Di Bella – andreadibella.dibella@gmail.com

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