Cari grillini, l’illegalità che bisogna combattere è quella del Vero Potere

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di Francesco Maria Toscano

A Roma i Cinque Stelle cominciano a mostrare la corda, a pochi mesi da una vittoria di proporzioni entusiasmanti si aprono inevitabili crepe figlie di una visione distorta e astratta del potere e delle sue regole. Che cosa significa gridare come ebeti in piazza slogan vuoti come “onestà onestà”? Significa prendere in giro la povera gente, che vive in miseria proprio perché le élite dominanti hanno costruito una legalissima sovrastruttura giuridica che rende legittimo il sopruso e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Non sono forse “legali” i derivati? Non sono legali i salvataggi delle grandi banche d’affari fatti con soldi pubblici? Non sono legali i tagli al welfare e alle pensioni? Non solo legali i trattati infami che condannano l’Italia alla recessione?

La risposta è si. E quindi, al netto delle suggestioni buone per galvanizzare gli incolti, una proposta politica che si perfeziona nella mera difesa della “frugalità” e della “legalità” (intesa come acritico rispetto di norme pensate e attuate per disintegrare i deboli e favorire i corrotti e i milionari) non costituisce nei fatti il miglior bastione a difesa di quelle infami categorie composte da ricconi che ancora scorazzano impunemente in giro per l’Italia e per l’Europa? Una politica che volesse per davvero cambiare le cose dovrebbe porsi come obiettivo prioritario quello di invertire la piramide, di anticipare cioè in Terra – subito e ora – il motto evangelico che promette come “gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi”. Quindi le parole d’ordine di una qualsiasi forza politica genuinamente autentica e distante dalle atmosfere plutocratiche-massoniche oggi dominanti dovrebbero essere semmai “espropriazione” e “redistribuzione”. La giustizia, che è cosa diversa dalla legalità, imporrebbe una simile presa di posizione.

E perché, potrebbe sostenere a questo punto un qualsiasi servo del sistema, spogliare i benestanti e vestire i poveri significherebbe servire di per sé la bontà e non l’arbitrio? Perché mai – continuerebbe l’ipotetico ipocrita prima immaginato – una persona che abbia raggiunto negli anni una agiatezza economica grazie alla fatica e all’ingegno dovrebbe vivere la propria condizione quasi  fosse una colpa da espiare? Perché chiunque abbia occhi per vedere e cervello per ragionare sa che simili argomenti sono falsi come una banconota da tre euro. Il sistema in cui viviamo non sa cosa significa meritocrazia, promuovendo ad ogni livello gli elementi più scaltri e ignoranti, ovvero personaggi senza scrupoli sempre funzionali al consolidamento del potere di una supercasta di burocrati e finanzieri che comanda nell’ombra. Avete notato quanto sono improponibili i nostri politici? E secondo voi chi li seleziona, il popolo? Pensate davvero che non esistano nel Paese personaggi migliori di quelli che vedete barcamenarsi di volta in volta nei soliti ovattati dei talk show televisivi? Vi siete mai chiesti come mai quelli come Barroso, schifosissimo ex presidente della commissione europea, vengano poi arricchiti a dismisura a fine mandato da istituti come Golman Sachs? I 5 stelle la smettano di chiedere scontrini agli uomini e alle donne che appartengono ai ceti medi e proletari; concentrino invece i propri sforzi nel demonizzare in maniera incessante, continua, radicale e instancabile quei demoni che, simili a vampiri, vivono succhiando il sangue ai meno abbienti dopo avere truccato le regole di una globalizzazione pensata ad uso e consumo di pochi “aristocratici di ritorno”.

Il clima, in Italia e nel mondo, è quantomai favorevole per realizzare con successo una simile operazione. In tutto il mondo cresce un odio consapevole e sedimentato verso una sparuta minoranza di nazisti finanziari che ancora inconsapevole pasteggia sul Titanic. Bisogna raccordasi con tutte le forze “populiste” (di “fintadestra o “fintasinsistra” poco importa) presenti nel Pianeta per moltiplicare gli effetti di una narrazione concordata ed elaborata per colpire al cuore le architravi del modello neoliberista ora boccheggiante. Il rischio è che i padroni allentino la corda (magari distribuendo qualche mancia pelosa in favore delle categorie in difficoltà) un minuto prima di permettere il risorgere di una nuova e più forte solidarietà di classe che spazzi finalmente via e per sempre dal corso della Storia i farabutti ora al comando. La globalizzazione, in questa ottica, da problema può trasformarsi in opportunità. Finora i “padroni” hanno usato lo scenario globale per ricattare le istituzioni locali e nazionali; ma se il vento cambia e si diffonde in ogni dove una voglia di libertà che sfida l’oppressore, il nemico di oggi non avrà domani nessun luogo dove poter trovare riparo. Quel giorno una diversa globalizzazione avrà vinto. L’unica che un cittadino per bene possa in cuor suo accettare.