Preghiera e Comunione contro il nulla che vuole inghiottirci

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di Valerio Musumeci

La tragedia di Saint-Etienne e il volto scavato di padre Jacques – tra le cui foto, pochissime, s’è trovata quella che comporrà un giorno il suo santino: curvo sul leggio, di tre quarti, il naso adunco e saggio, le mani che sfogliano gli appunti; la commozione suscitata da questo anziano prete ucciso da due ragazzetti talmente convinti di agire in nome di Allah da sentire il bisogno di filmare l’esecuzione col telefonino, a darle corpo, realtà; questo fatto e tanti altri orrori faranno ricordare quest’estate come la più sanguinosa di sempre – nella storia del mondo, che non è mica tutta rosa e fiori.

Ucciso sull’altare della sua chiesa, rifiutando di inginocchiarsi di fronte ai propri assassini e alla loro religione del nulla. Forse è questo che descrive la Novena dello Spirito Santo quando recita: “Dona morte santa”. Santa dev’esserlo stata, la morte di padre Jacques. O perlomeno è ciò che sentiamo, accettando di non capire, secondo le parole di Gesù stesso: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future» (Gv 16, 12-15). Cosa ci dice lo Spirito adesso? Cosa ci annuncia per il futuro? Sta parlando, e noi non siamo in grado di ascoltarlo?

Ancora Gesù ci dice che è così. Abbiamo orecchi e non udiamo, abbiamo occhi e non vediamo. Ma rientriamo subito nel tracciato giornalistico, scusandoci per l’inizio un po’ predicatorio, per provare a capire che cosa – forse – lo Spirito sta dicendo. Papa Francesco si trova in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù: nella terra dell’inventore di questo evento, san Giovanni Paolo II. E dice parole che smuovono le pietre, se legate ai fatti di sangue di cui sopra – e certo che vi sono legate, se non dal papa stesso certamente dal momento presente, dall’inquietudine di trovarsi così numerosi e così stretti, in settecentomila, ad ascoltare il Capo della Chiesa Cattolica in terra europea: il sogno di ogni terrorista, e di tutti i ragazzini esaltati che vogliono diventarlo. Dice il papa:

Cari giovani, il Signore vi rinnova l’invito a diventare protagonisti nel servizio; vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità; vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo! Per compiere questa missione, Egli vi indica la via dell’impegno personale e del sacrificio di voi stessi: è la Via della croce. La Via della croce è la via della felicità di seguire Cristo fino in fondo, nelle circostanze spesso drammatiche del vivere quotidiano; è la via che non teme insuccessi, emarginazioni o solitudini, perché riempie il cuore dell’uomo della pienezza di Gesù. La Via della croce è la via della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta.

Sacrificio, dice: e il pensiero rivà a tutti i morti che abbiamo visto nelle ultime settimane, dal Bangladesh alla Francia, dalla Germania all’Afghanistan e ancora ieri alla Siria. Un lento stillicidio di terrore che non sappiamo fermare, ma che eventualmente fermeremmo nel modo più inutile e cioè con la guerra: per darci appuntamento tra quindici anni ed essere punto e a capo. Sacrificio, dice il papa, e i giovani che lo ascoltano in numero prodigioso si scatenano in cori ed applausi, non capiscono, o capiscono e non ci credono, o capiscono e pensano che vivere la via della Croce sia la strada giusta per un cattolicesimo che non sia solo apparenza. Stando così le cose avremmo vinto: se i martiri non opporranno più alcuna resistenza, se smetteremo di scandalizzarci ad ogni omicidio compiuto da diciottenni pieni di vuoto e non di Islam, se sapremo cercare – invece che temerlo – il nostro martirio, allora saremo nella precisa condizione dei cristiani di due millenni fa. Disposti ad accettare il sacrificio di morire per il nostro Signore – scriverlo è facile – siamo certi che il futuro sarà grandioso come quello che attendeva i martiri del cristianesimo delle origini: essi furono Santi, la Chiesa fu Madre e Maestra. Papa Francesco indica dunque una via paleocristiana contro il terrore: in barba a chi lo vuole troppo progressista o troppo conservatore, egli va alla radice della Storia e segna la via di un pacifismo incrollabile come fu quello cristiano alle origini. E questo potrebbe essere il primo messaggio, se noi fossimo qualcuno per interpretare lo Spirito.

Secondo messaggio: i musulmani di Francia e Italia annunciano di volere pregare in chiesa con i cristiani. «La vita umana è sacra e inviolabile, e nessuno può arrogarsi il diritto di toglierla scrivono gli islamici francesi, subito ripresi dai confratelli italiani – Nel momento in cui alcuni evocano ancora lo scontro di civiltà, è nostro dovere ingaggiarci in un autentico sforzo intellettuale e spirituale nello spirito di un riconoscimento reciproco. E’ questo lo sforzo al quale sono chiamati non soltanto tutti i fedeli e le fedeli di qualsiasi confessione o credo, ma anche tutti gli uomini e le donne “di buona volontà“. Questi avvenimenti tragici ci richiamano ancora di più alla necessità di operare in tal senso. Per mostrare il loro sostegno, i membri dell’Istituto di Alti Studi islamici si uniranno alla celebrazione della messa domenica 31 luglio, nelle cattedrali e nelle chiese di Parigi, Lione, Marsiglia, Gap, Embrun, Rennes, Lille, Perpignan e Tolone». I musulmani italiani faranno lo stesso nelle chiese di Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo e Agrigento.

E non possiamo non vederci qualcosa di storico, in questo scambio di luoghi di culto che dichiara per la prima volta in modo inequivocabile che questo Dio è lo stesso Dio, che la sua Volontà è sacra ed è la nostra Pace, e che gli strumenti che ci mette in mano per difenderla sono soltanto questi, la preghiera e la Comunione. Tolto questo, restano il Vuoto e il Terrore. E la morte di padre Jacques come il sigillo di un tempo d’ora in avanti inutile. Non può essere così. Non lo sarà.