Brexit, la difatta del finto socialismo e il desiderio di riscossa

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di Francesco Maria Toscano

Brexit! Nonostante il terrorismo mediatico messo in scena dal solito circuito mediatico al servizio dell’oligarchia dominante, i cittadini britannici hanno scelto la libertà, voltando le spalle ad una Europa costruita ad uso e consumo dei massoni mondialisti e dei nazisti tecnocratici. E pensare che il “sistema” aveva fatto di tutto per scongiurare l’ipotesi che prevedeva l’uscita dalla Ue, costringendo Cameron e Corbyn ad un abbraccio innaturale nel nome degli interessi superiore della classe predatoria dominante. Ma i sudditi di Sua Maestà hanno dimostrato di non avere l’anello al naso, respingendo a pernacchie i racconti apocalittici offerti da commentatori e giornalisti prezzolati che si arricchiscono in misura direttamente proporzionale alle menzogne che raccontano.

E’ interessante notare come anche in collegi elettorali storicamente laburisti, penso a Sunderland per esempio, le ragioni del “brexit” siano risultate ampiamente maggioritarie. Ai padroni del vapore  non basta più evidentemente etero-dirigere i diversi leader di partito per assicurarsi l’obbedienza bovina di masse che hanno finalmente riscoperto l’ebbrezza del pensiero critico e libero. Il tempo degli incantatori di serpenti in Inghilterra è finito per sempre. E in Italia? Beppe Grillo, anziché festeggiare oggi una vittoria storica insieme al suo amico Farage, si lecca le ferite, tradito dal desiderio di svendere ai “poteri forti”  il suo Movimento ora in frettolosa ascesa. Gli elettori lo seguiranno? O, sull’esempio di quanto accaduto al labour inglese, volteranno finalmente le spalle all’istrionico comico che ha giurato amore eterno all’Ue di Merkel, Schaeuble e Draghi?

Questa Europa è una moderna Auschwitz. Bisogna fuggire a gambe lavate da questa costruzione infame e infernale. Se la direzione di marcia è sbagliata, cosa importa che a guidare il pulmino-Italia sia Di Maio al posto di Renzi? Agli inglesi dobbiamo invece sincera riconoscenza, perché dopo avere fermato le velleità del nazismo di Hitler ieri, hanno oggi inferto un duro colpo al tecno-nazismo di Merkel e Schaeuble. Lo straordinario risultato ottenuto, grazie pure alla indiscutibile capacità di persuasione di due politici brillanti ed emergenti del calibro di Boris Johnson e Nigel Farage, non è ascrivibile alla “destra” né alla “sinistra”. E’ una vittoria di popolo contro l’arroganza delle élite; una vittoria degli oppressi in danno  dei soliti consociativi oppressori; una vittoria delle classi lavoratrici ed imprenditoriali a discapito dell’avidità di una minoranza avida, ingorda e parassitaria composta da banchieri e tecnocrati d’accatto.

La globalizzazione è di per sé un progetto elitario che non può essere migliorato né modificato. Solo il denaro non conosce patria, tradizioni e confini. E un mondo uniformato e tenuto sotto il giogo di una unica autorità non potrà che essere funzionale agli interessi di chi è in grado di movimentare da una parte all’altra della Terra ingenti capitali che, moderne fruste, scuotono masse intontite e cieche ritornate inopinatamente plebee. Bisogna ora riconciliare giustizia sociale e recupero delle identità, invitando il fallimentare socialismo europeo a cambiare radicalmente rotta prima che sia troppo tardi. Con buona pace di Marx ed Engels non sono stati i proletari di tutto il mondo ad unirsi ma gli schiavisti e gli usurai.

Con le elezioni di ieri, a sinistra, muore anche un certo infingardo ed ipocrita “internazionalismo di maniera”. Solo uno Stato autorevole può infatti ridurre d’imperio le disuguaglianze economiche. Per cui la frantumazione della cornice nazionale, al netto delle cantilene dei vari Tsipras di turno, è sempre propedeutica alla successiva cristallizzazione di una feroce gerarchia di comando che divinizza i pochi facoltosi e sacrifica i tanti indigenti. Non per nulla, dopo il Pasok greco, si avviano verso una certa estinzione anche i socialisti francesi di Hollande e quelli spagnoli di Sanchez. Solo Podemos, in vista delle imminenti elezioni spagnole, ha avuto il coraggio e la lungimiranza di riscoprire, da “sinistra”, il concetto di Patria. Una scelta giusta che, ne sono certo, troverà l’apprezzamento dell’elettorato iberico. Gli inglesi hanno dimostrato che la feroce dittatura europea può essere sconfitta con le armi della verità, della consapevolezza e delle democrazia. I francesi e gli italiani prendano esempio. Il tempo è propizio.