REGNO UNITO FUORI DALL’EUROPA ORA I POPOLI POSSONO DECIDERE

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di Valerio Musumeci

Ora che il futuro non era più circoscritto da un cerchio di stelle opprimenti, adesso che la Grande Inghilterra – prima in tutto, in bene e in male, nella Storia che stava cambiando – aveva deciso di lasciare l’Unione Europea con percentuali molto nette, in quel momento, quando il Sole si alzava e anche l’Italia e la Francia e la Germania e tutte le persone perbene che ci vivevano potevano sognare di tornare a vivere in un mondo fatto di piccole Patrie, ma con la P maiuscola, proprio allora un gallo cantò, con un po’ di ritardo, e a me scrivente parve che anche la natura salutasse un giorno nuovo e nuovo davvero, un giorno nuovo di un mondo nuovo che dimostrava che qualcosa ancora era possibile fare, che ancora si poteva cambiare.

Ma il giornalismo non era lirismo; e ciò che dovevo raccontare ai lettori non potevo raccontarlo come avrei fatto un giorno, se avessero voluto ascoltarmi, ai miei nipoti. Dovevo dire che i tempi non sarebbero stati facili, che i potenti, sentendosi rovesciare dai troni, avrebbero colpito e lo avrebbero fatto con rabbia e violenza; in termini economici, che avremmo pagato in modo imprevedibile – ma certissimamente – la libertà che adesso altri si erano data. Il partito nazionalista inglese parlava per bocca del suo leader Nigel Farage di “Indipendence Day” ed io non potevo non commuovermi ma la realtà mia, la realtà nostra, era un’altra e non capivo esattamente come si sarebbe inverata. Potevo presumere che il primo ministro inglese David Cameron si sarebbe dimesso e la lotta alla successione avrebbe portato su la fazione che nel partito gli si era opposta, rischiando moltissimo; che i laburisti nella persona del loro capo Jeremy Corbyn, messo lì in quanto solido e anziano e radicale ma poi aggregatosi alla campagna per il Remain, avrebbero anch’essi dovuto cercarsi un’altra guida per le prevedibili elezioni anticipate. Immaginavo che la cosa avrebbe avuto effetti sulle presidenziali USA e su quelle francesi del prossimo anno, in che modo lo avremmo visto ma le sinistre ne avrebbero risentito; il capetto d’Italia Matteo Renzi avrebbe trovato il modo per rigirare la frittata dal suo lato ma non era questo il momento in cui sarebbe asceso a statista. Io ero molto stanco e volevo andarmene a dormire, avendo passato tutta la notte con Enrico Mentana e con il direttore di questo giornale e sperando senza sapere cosa sperare, soltanto credendo che tra il fare e il dire, tra il non muoversi e il muoversi, tra il Tanatos e l’Eros, per una volta, sembravano aver vinto il fare, il muoversi, l’Eros

L’Inghilterra era fuori, aveva scelto di uscire. Leave to live, avremmo titolato qui. Scrivevo al passato perché avevo fame di Storia, perché volevo consolidare e razionalizzare il trauma di una nascita, di una rinascita; un mondo nuovo era nato, e una nuova Inghilterra e una nuova Europa: e come sempre di fronte a qualcosa che incomincia non potevamo prevedere se sarebbe andata bene o male. Ma perbacco succedeva, e questo non potevamo non approvarlo. E tra un’oppressione silenziosa e sotterranea, tra migliaia di migliaia di pagine stampate sulla vita della gente, tra codicilli e trattati, tra leggi e commi e microfoni e palazzi e burocrati e politici e masse sfinite e imprenditori suicidi e padri depressi e madri desolate e giovani sperduti e futuro morto, in mezzo a tutto questo con l’alba sembrava sorgere, ultima come nell’antico mito, la speranza